Prato candidata a diventare un modello di integrazione a livello nazionale
Prato può diventare un modello di integrazione, ma occorrono risorse governative ulteriori per mantenere i servizi e rispondere ad esigenze sempre crescenti. E' questo il messaggio che emerge dalla visita di stamani della VII Commissione parlamentare Cultura ed istruzione alla scuola elementare Guasti.
L'incontro consegue all'audizione alla Camera degli assessori Giorgio Silli all'Immigrazione e Rita Pieri all'Istruzione pubblica un paio di mesi fa appunto per parlare della specificità del caso Prato: in quell'occasione i due assessori infatti invitarono la Commissione a venire a Prato per toccare con mano il problema.
Stamani ad accogliere la presidente Valentina Aprea e gli altri membri dell'organo parlamentare (Massimo Parisi, Elena Centemero, Luisa Capitanio Santolini e Maria Letizia De Torre) c'erano il sindaco Roberto Cenni, gli assessori Silli e Pieri, il dirigente dell'istituto comprensivo Marco Polo Luigi Imperatrice, a cui appartiene la Guasti, la dirigente del 9° circolo scolastico Maria Grazia Ciambellotti e ovviamente i bambini e gli insegnanti della scuola. Emblematico il caso della IV B, in cui su 24 bambini circa la metà e di nazionalità straniera: i piccoli alunni si sono presentati uno per uno e hanno donato agli ospiti una cartolina e dei segnalibro da loro realizzati e disegnati: «Sono Niccolò e vengo dalla Cina», «Sono Anna e vengo dalla Romania», «Mi chiamo Marco e sono brasiliano».
Un caleidoscopio di nazionalità diverse, in cui il Protocollo d'accoglienza già in atto a Prato da anni ha favorito l'integrazione. Su 308 studenti dell'elementare Guasti 130 sono di nazionalità straniera, anche se molti di loro sono nati in Italia. Nell'istituto comprensivo Marco Polo gli stranieri sono 435 su 839, quindi oltre la metà e molto oltre il 30% di tetto stabilito dalla circolare del ministro Gelmini. Come ha detto infatti anche il sindaco Cenni, a livello provinciale a Prato nella scuola dell'obbligo (dalle elementari fino al biennio delle superiori) la media degli alunni stranieri è del 27%. Un dato più che significativo, se si pensa che la media nazionale è dell'8% e che comunque nell'arco della provincia ci sono zone che abbassano la media, che invece in certe aree della città arriva anche al 60%: «Chiediamo al Governo di darci una mano – ha detto il sindaco – perché a Prato abbiamo una percentuale di immigrati 4 volte superiore a quella italiana e a farne le spese non devono essere i cittadini. Bisogna puntare all’integrazione soprattutto con le seconde generazioni di migranti e per far questo abbiamo bisogno di risorse ulteriori per facilitatori linguistici e mediatori culturali».
Un concetto sottolineato anche dall’assessore Giorgio Silli: «L’integrazione si realizza con linee programmatiche e politiche ad hoc e soprattutto con risorse adeguate e fondi governativi, perché non si può lasciare che i problemi connessi al fenomeno migratorio siano a carico dei pratesi». I numeri nelle scuole sono poi in costante escalation, come ha sottolineato l’assessore Rita Pieri : in quest’anno scolatico si sono rese necessarie 10 sezioni in più di materna, 6 di scuola elementare e 8 di media. «Condividiamo lo spirito e l’etica che sta alla base del decreto Gelmini – ha aggiunto l’assessore Pieri – perché è anche nostro obiettivo fare della scuola un luogo di integrazione e di conoscenza. Ma bisogna prendere coscienza del fatto che Prato, appunto per i suoi numeri, rappresenta un particolarità e per mantenere alto il livello dei servizi e della rete territoriale che risponde alle esigenze dei ragazzi e delle loro famiglie abbiamo bisogno di un aiuto forte da Roma».
La presidente della Commissione Valentina Aprea ha dichiarato di essere rimasta piacevolmente sorpresa dell’organizzazione adottata dal capoluogo, e che comunque, nell’ambito dell’indagine parlamentare che è in corso sull’incidenza dell’immigrazione, sarà proposto un Protocollo ad hoc per Prato: «Questa città ha realizzato ed attuato un modello di integrazione, perché si è trovata a fronteggiare molto prima il problema dell’arrivo massiccio di stranieri. Noi intendiamo approfondire le misure adottate da Prato nell’indagine che stiamo svolgendo in Italia per rispondere alle problematiche dell'immigrazione che ora si affacciano in tante regioni italiane. Il tetto del 30% di stranieri è un punto di riferimento e partenza che deve essere applicato dove è possibile per pilotare le iscrizioni e distribuire la presenza straniera, in modo che non ci siano classi di un’unica etnia».
cb
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