Immobili delle Cascine di Tavola, «non esistono autorizzazioni ufficiali per la gestione da parte di Arcigola»
«La concessione decennale fatta da Asm in favore di Arcigola Slow food appare operata in assenza di un diritto sugli immobili interessati: non esistono infatti atti di rinnovo da parte del Comune che giustifichino una concessione da parte di Asm ad Arcigola per 10 anni a partire dal 2003, senza contare che l’autorizzazione di Asm in favore dell’associazione è relativa a tre fabbricati (ex Golf house-Osteria del Parco, Casa del Caciaio e annesso), mentre il Comune ne ha concesso uno solo ad Asm, ovvero la ex Golf house». Sono queste le conclusioni espresse stamani nella seduta del Consiglio comunale dall’assessore al Bilancio e alla programmazione finanziaria Adriano Ballerini, in risposta all’interrogazione presentata dal consigliere Leonardo Soldi della Lega nord sull’affidamento degli immobili all’interno del Parco delle Cascine di Tavola ad Arcigola Slow food. Soldi ha chiesto con quale atto l’Amministrazione comunale ha provveduto ad effettuare la concessione, qual è la durata e se fosse previsto un canone a favore del Comune. Con una lunga ricostruzione dell’iter amministrativo a partire dal 1999, l’assessore Ballerini ha messo in luce che dopo una ricerca effettuata presso i Servizi comunali competenti, non emergono atti autorizzatori da parte del Comune relativamente alla questione. Risultano soltanto, come ha detto Ballerini, due delibere di giunta del 2001 e del 2002 in cui il Comune autorizzava l’affidamento in uso ad Asmiu per un anno, eventualmente rinnovabile, dell’ex Golf-house-Osteria del Parco per attivare un punto di ristoro e per realizzare un chiosco per la somministrazione di alimenti e bevande con durata “fino all’ammortamento dei costi sostenuti da parte dell’azienda”. Dalla cifre riportate in delibera si desume che per rientrare dell’ammortamento dei costi sostenuti, sarebbero stati necessari almeno 10 anni di gestione, ma senza espliciti riferimenti alla durata. Con la convenzione datata 13 giugno 2003 Asm concesse in uso ad Arcigola la ex Golf house, nonché l’edificio della Casa del Caciaio e annessi, che precedentemente invece non erano stati menzionati. Con l’atto Asm si rese “disponibile ad autorizzare Slow food alla realizzazione del chiosco”, senza prevedere corrispettivi per la concessione, ma con l’impegno di Slow food a farsi carico dell’arredo, delle attrezzature e della realizzazione della struttura, oltre alla sorveglianza dell’intero parco in tutte le festività. La durata della convenzione tra Asm e Arcigola è di 10 anni. Alla richiesta di chiarimenti da parte del Comune, Asm ha risposto fornendo la copia di una lettera del 2004 dell’allora assessore alle politiche ambientali Paolo Balestri, che comunica che l’Amministrazione comunale non può finanziare la ristrutturazione della Casa del Caciaio e si dichiara favorevole all’attivazione di un’iniziativa diretta da parte di Arcigola, precisando che il progetto dovrà essere comunque approvato dai competenti uffici comunali dal punto di vista edilizio. Sulla base di questa lettera Asm avrebbe giustificato la concessione in uso dell’immobile. La municipalizzata ha poi allegato alla lettera un prospetto dei costi che Arcigola dichiara di aver sostenuto sia per l’ex Golf house che per l’annesso della Casa del Caciaio, per un totale di 130mila euro. Dall’analisi delle voci riportate nell’elenco risulterebbero però interventi di manutenzione ordinaria e non precisati lavori di ristrutturazione alla Casa del Caciao per cui non è stata rintracciata alcuna autorizzazione edilizia o amministrativa. Infine la nota di Asm informa che ad oggi non sono mai stati addebitati ad Arcigola i costi di acqua ed elettricità e che sono in corso i conteggi per la richiesta di rimborso: «L’autorizzazione ad Arcigola per la somministrazione di alimenti e bevande presso l’Osteria del Parco si fonda su un titolo nullo di concessione – ha spiegato Ballerini – La concessione di Asm per realizzare il chiosco è infatti stata operata con affidamento diretto, mentre la delibera del 2002 indicava espressamente la necessità di procedure ad evidenza pubblica per la realizzazione dei lavori. Il chiosco non è comunque mai stato realizzato».
Dura la reazione del proponente Leonardo Soldi, che si è detto “sconcertato” dalla cronistoria dell’affidamento e ha invitato la giunta a riflettere sull’eventualità di un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti: «Sono davvero sconcertato di fronte ad una situazione in cui non ci sono atti autorizza tori da parte del Comune per un’attività economica su un’area comunale, senza corrispettivi, senza canoni e senza obblighi da parte del gestore. A questo proposito, di fronte ad una concessione accordata in maniera ambigua, non hanno niente da dire i consiglieri del centrosinistra? La mia richiesta alla giunta è di verificare se vi siano i margini per un’azione legale presso la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti».
cb
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