“Il mercante, l'Ospedale, i fanciulli", una mostra per celebrare il lascito di Datini da cui ebbe origine l'Isituto degli Innocenti di Firenze
Seicento anni fa Francesco Datini lasciava mille fiorini all'Ospedale di S.Maria Nova per creare un luogo di accoglienza per l'infanzia abbandonata: ebbe così origine lo Spedale degli Innocenti, primo luogo nel mondo allora conosciuto esclusivamente dedicato all’assistenza e alla cura dei bambini abbandonati, che ancora oggi, dopo sei secoli, continua la sua missione. Per celebrare quel lascito sarà inaugurata sabato 27 novembre all’Istituto degli Innocenti in piazza SS.Annunziata a Firenze la mostra “Il mercante, l'Ospedale, i fanciulli. La donazione di Francesco Datini, Santa Maria Nuova e la fondazione degli Innocenti”. L’evento è organizzato dall’Istituto con il contributo della Regione Toscana e il patrocinio della Provincia di Firenze e dei Comuni di Firenze e Prato. E’ inserito nel programma delle celebrazioni per il VI centenario della morte di Datini organizzate dall’assessorato alla Cultura del Comune in collaborazione con la Fondazione Datini e gli altri enti cittadini che fanno parte del Comitato promotore.
L’Amministrazione comunale pratese contribuisce alla mostra fiorentina “prestando” il celebre “ Ritratto di Francesco di Marco Datini di Ludovico Buti, della collezione del Museo Civico, da cui parte la ricostruzione dell’eccezionale apparato assistenziale della Firenze del Basso Medioevo e delle vicende che portarono alla fondazione degli Innocenti. Un primo embrionale riconoscimento dei diritti dei bambini, di quei “gittatelli” che nessuno voleva, ebbe origine nel 1410 dal legato testamentario di Francesco Datini, quando il ricchissimo mercante pratese, in punto di morte, lasciò mille fiorini all'Ospedale di Santa Maria Nuova «per principiare uno luogo nuovo […] il quale i fanciulli notrichi e notrire faccia». « Il mercante, l’Ospedale, i fanciulli’ è un omaggio davvero speciale al grande pratese in occasione del sesto centenario della morte – dice l’assessore alla Cultura Anna Beltrame – Datini fu mercante, mecenate e filantropo: dopo sei secoli la sua eredità è quanto mai visibile e preziosa, a Prato come a Firenze, e la mostra promossa dall’Istituto degli Innocenti lo testimonia con efficacia. Sono tempi difficili per la cultura e tempi di crisi per tante famiglie: sarebbe di grande conforto per tutti se ci fosse un altro Datini, a sostenere artisti e persone bisognose. Non c’è, né può esistere. Anche per questo abbiamo il dovere di ricordarlo: l’Istituto degli Innocenti lo fa nel migliore dei modi ogni giorno con il suo impegno per i bambini, le famiglie, la cultura».
Il percorso della mostra, visibile fino al 1° maggio, comprende tra le altre opere di Bernardo Daddi, Luca e Andrea della Robbia, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Lorenzo Ghiberti. Il ritratto di Datini dipinto da Ludovico Buti (1555-1611) è conservato nel Salone consiliare del Palazzo Comunale di Prato. Fu commissionato al pittore nell’ottobre del 1588 dalla Confraternita dei Ceppi, l’istituzione benefica fondata dal mercante pratese. E’ un tipico esempio della tecnica di ritrattistica ufficiale degli uomini illustri che adorna molti palazzi pubblici: Buti, allievo di Santi di Tito, ritrae il Datini secondo l’iconografia che lo contraddistingue, vestito della lunga sopravveste (lucco) di panno rosso, con uno stile luminoso e deciso. L’immagine col volto austero e la cromia accesa dell’abito rendono bene l’energia fisica del personaggio, oltre a rimanere fissata nella memoria visiva di chi guarda il quadro.
cb
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