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Comune di Prato

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21/01/2011 11:34
Economia e Ambiente A "Prato Incontra" l'atteso dibattito

Lo sviluppo del Distretto Verde

Affrontato dal sindaco Cenni anche il tema Gonfenti

“Prato distretto verde”, concetto ampio e affascinante che, sviluppato con idee e progetti, può modificare i connotati della città fino a creare nuove economie su cui altre realtà hanno già scommesso. Il primo appuntamento del 2011 con “Prato Incontra”, il ciclo di dibattiti organizzato dal Comune di Prato al Teatro Metastasio, ha acceso i riflettori sull’opportunità di intraprendere un cammino che può portare molto lontano. Sul palco il sindaco Roberto Cenni, il presidente della Camera di Commercio e di Gida Carlo Longo, dell’Unione Industriale Riccardo Marini, di ASM Alessandro Canovai, il segretario generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Fabrizio Fabrini, il coordinatore nazionale di Anter Antonio Rancati. Moderatore il giornalista economico Enrico Flavio Giangreco che ha fornito stimoli alla discussione; l’intrattenimento musicale, al pianoforte, è stato di Emanuele Proietti della scuola di musica Giuseppe Verdi.

Interessante la discussione che si è aperta con una considerazione che ha trovato tutti d’accordo: “La tradizione pratese è la dimostrazione che il distretto è sempre stato orientato a politiche di riciclo e di recupero, di riutilizzo del materiali – ha detto il sindaco – vale per tutti l’esempio del cardato. Ora si tratta di riagganciare quella filosofia, estendendola naturalmente ad altri campi, ma valorizzando il concetto che sta alla base: dare vita ad una economia nuova che affianchi quella tradizionale”. Il sindaco non ha perso tempo e ha rinnovato l’invito alle categorie economiche, ai sindacati, agli imprenditori, a farsi avanti e a proporre idee e progetti da realizzare in sinergia: “E’ il momento di dar vita ad un’associazione, ad un consorzio, a qualcosa insomma che lavori in questa direzione. L’amministrazione comunale può avere un ruolo di collante, favorire processi di aggregazione, ma gli attori principali devono essere altri il cui compito è individuare progetti su cui lavorare intercettando, magari, finanziamenti anche europei”.

Una proposta operativa apprezzata da tutti e su cui il presidente della Camera di Commercio e di Gida ha puntato ricordando che non si parte da zero e che negli ultimi anni qualcosa si è  mosso. “E’ insita una cultura della ecosostenibilità nella produzione del manifatturiero – ha spiegato – è utile sottolineare che ci sono trenta aziende che hanno aderito al progetto del cardato a impatto zero, il CO2 Neutral che, impegnando una spesa minima, consente di non lasciare tracce inquinanti lungo il percorso di produzione. Ma, tornando indietro nel tempo – ha continuato Longo – come non poter parlare della Gida, la società di depurazione delle acque che già 30 anni fa ha pensato a riciclare acqua da destinare alle tintorie, evitando in questo modo di intaccare la risorsa buona. Oggi sono circa 200 le aziende collegate all’acquedotto industriale che ricicla acqua, una cosa per certi versi ancora innovativa”.

Ma quello della Gida non è l’unico esempio, insieme al cardato, che dimostra la tendenza ecologista di Prato già tanti anni fa. “Quest’anno compie 46 anni il Consorzio di difesa del Bisenzio – ha ricordato il presidente dell’Unione Industriale – significa che già nel 1965 si pensava alla tutela dell’ambiente in modo organizzato. Il fatto è che Prato è molto brava a fare, assai meno a comunicare”. Attento ad una comunicazione a grande impatto, Riccardo Marini ha tirato fuori i numeri che meglio di altro riescono a tradurre la bontà della produzione di tessili da rigenerato. “Le nostre 22mila tonnellate l’anno vogliono dire un risparmio di 60 milioni di kwh di energia, di 650 tonnellate di ausiliari chimici, di 300 tonnellate di coloranti. Questi e altri numeri comportano un minor inquinamento pari a 18mila tonnellate. Ecco, pensiamo a questo, pensiamo che così facendo allunghiamo la vita dei nostri figli. Prato non parte dal nulla: c’è il progetto Immagine, finanziato con fondi europei, che mira ad ottenere la certificazione Emas per tutto il distretto, una medaglia importantissima per le nostre aziende che da questo non potranno che trarre benefici”.

Anche il segretario generale della Fondazione CariPrato ha portato i numeri a dimostrazione della sensibilità che si sta sviluppando attorno al tema della ecosostenibilità: “Uno studio ci dice che il 56 per cento degli italiani sta attento, al momento di un acquisto, all’etichetta ecosostenibile. Stiamo parlando di una grande economia che solo in Italia vale 10 miliardi di euro e 300mila addetti. La Fondazione può avere un ruolo di sensibilizzazione e promozione del progetto “Prato distretto verde” e può lavorare al fianco dei soggetti pubblici e privati che faranno sinergia per raggiungere risultati significativi in questa direzione”.

Importante la presenza di Asm: i rifiuti sono la benzina di questo motore ora che, con l’avvento dell’amministrazione Cenni, è cambiato l’approccio alla gestione. “Per potersi dire green – ha spiegato Alessandro Canovai – il territorio deve avere strumenti, in questo caso impianti, che funzionano in virtù dell’ambiente attraverso il recupero anche dei rifiuti. Il nostro progetto, complesso e delineato in diversi capitoli operativi, prevede il recupero dei rifiuti differenziati che possono essere trasformati in materie prime seconde o energie rinnovabili. Ciò che raccogliamo e che arriva dall’impegno dei cittadini sul fronte della raccolta differenziata, non vogliamo più esportarlo ma lavorarlo sul territorio per trarne il massimo del beneficio ambientale, economico, energetico. Fino ad oggi sono stati pagati altri soggetti perché si occupassero di trattare i nostri rifiuti, un’attività che possiamo benissimo fare da soli con la realizzazione di impianti da mettere a disposizione dell’area metropolitana anche in vista della gara che mette sul mercato il servizio di gestione dei rifiuti. E’ un percorso faticoso: si tratta di investire per fare impianti; gli impianti sono fabbriche e le fabbriche sono posti di lavoro”.

Critico sulla gestione dei rifiuti il sindaco: “Abbiamo voluto cambiare il passo – ha spiegato – abbiamo fatto un ragionamento per trovare il modo di sfruttare le risorse fino all’ultimo. A Prato si è sempre fatto la raccolta differenziata per poi alla fine portare in discarica che, naturalmente, è la cosa più facile, e quanto le discariche hanno cominciato a costare troppo si è tirato in ballo il termovalorizzatore. Noi stiamo dimostrando che possono esserci alternative non solo valide, ma addirittura più valide: tutto dipende dall’interpretazione che si dà alle varie questioni”.

Il coordinatore nazionale di Anter, Associazione nazionale tutela energie rinnovabili, fondata a Prato, ha chiesto concretezza: “Contiamo 50mila tesserati e rappresentiamo una fetta di popolazione che crede fortemente nel concetto di distretto verde. Sentiamo parlare di idee, di progetti, di tavoli che si formano sul tema: va tutto bene ma bisogna stringere. Auspichiamo subito una cabina di regia che coordini le iniziative e che scongiuri il rischio di sprecare tempo e denaro e vanificare gli sforzi. La sinergia è il segreto: lavorare tutti insieme per arrivare a risultati in tempi brevi, questo è possibile se ci crediamo davvero tutti”.

Lo scenario di “Prato distretto verde” è ampio e riguarda non solo il manifatturiero tessile, ma anche l’agricoltura, l’edilizia, il commercio, il credito. Insomma, l’insieme dell’economia. Chiunque è parte attiva in questo processo, anche il cittadino che va a fare la spesa e può scegliere un consumo consapevole e meno impattante, o può risparmiare acqua ed energia con semplice accorgimenti, o può preferire l’uso di mezzi pubblici o mezzi meno inquinanti: tante sono le possibilità che è impossibile fare un elenco completo.

Il sindaco Cenni ha voluto aprire il confronto anche sul parco etrusco di Gonfienti tornando a ribadire l’idea di fare di Prato una “città dei parchi” mettendo in collegamento e valorizzando la Calvana, il Monferrato, l’area di Pantanelle, le Cascine di Tavola e la stessa zona di Gonfienti. Ma proprio su quest’ultima area c’è la difficoltà scaturita dalla difficile convivenza tra l’Interporto e la città etrusca. “Negli anni l’Interporto ha sostenuto spese non legate alla sua attività ma necessarie per scavi, sondaggi del terreno e altri interventi finalizzati all’emersione della città etrusca. Ora si chiede che conceda in comodato gratuito un’area di 900 metri per consentire alla Soprintendenza di lavorare alla ricerca di altri reperti, da qui l’idea di una scissione della società in due rami: uno per l’attività dell’Interporto, uno per il parco archeologico. L’obiettivo è sviluppare, o comunque creare le condizioni di una convivenza, delle due attività anche perché sulla città etrusca bisogna fare un ragionamento lungimirante che contempli la realizzazione di attrattive che richiamino interesse e quindi pubblico”.

Pronta la risposta di Longo (la Camera di Commercio è nella società la cui maggioranza appartiene al Comune di Prato): “Non possiamo ignorare la storia e non possiamo dimenticare cosa rappresenta l’Interporto che finalmente oggi è operativo. Il Comune troverà certamente una soluzione da proporre ai soci che faranno le loro valutazioni. Certo è che non si può pensare di rinunciare alla prospettiva di realizzare il parco archeologico e d’altro canto l’Interporto significa sviluppo ed economia”.      

mc

76/11

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