L'assessore Milone: «Errati i dati sulle imprese straniere a Prato diffusi dalla Camera di Commercio»
«Il report dell'imprenditoria straniera a Prato realizzato dalla Camera di Commercio presenta dati errati e che non rispecchiano la realtà, perchè tiene conto solo delle ditte iscritte, non di quelle effettivamente attive». L’assessore alla Sicurezza Aldo Milone commenta così la presentazione della relazione sulle imprese straniere fatta ieri dalla Camera di Commercio. «Innanzitutto i dati si riferiscono al 2009 e primi mesi del 2010 e non all'anno appena trascorso - spiega l'assessore, - inoltre si parla dell'intero territorio provinciale e non solo della città di Prato e, cosa ancora più importante, non viene fatta alcuna scrematura ad esempio delle 172 ditte sequestrate e chiuse dalla Polizia municipale e dal Gruppo Interforze nel primo semestre del 2010 in seguito alle irregolarità riscontrate nei controlli. Non è stata fatta insomma alcuna verifica per stabilire quali ditte siano davvero attive e quali no. Nel report della Camera di Commercio si evidenzia un calo delle iscrizioni del 4% rispetto al 2009 e a questo dato bisognerebbe aggiungere appunto le 172 aziende chiuse nel primo semestre dell'anno scorso: quindi la nostra attività di contrasto all'illegalità attraverso i controlli sta dando concretamente i suoi frutti, anche se formalmente dai dati forniti dalla Camera di Commercio questo non risulta».
Secondo l'assessore infatti il dato delle ditte iscritte non è significativo, perchè ad esempio le imprese cinesi nascono e muoiono nel giro di pochi mesi, o anche settimane, in un continuo turn over, senza che venga comunicata la cancellazione dalle liste, probabilmente per poter mantenere la partita Iva. La cancellazione avviene d'ufficio dopo tre anni se non si ottempera al versamento della quota d'iscrizione: «Il presidente della Camera di commercio Carlo Longo dovrebbe basarsi su dati reali, prima di fare considerazioni sulle capacità imprenditoriali dei cinesi - afferma l'assessore Aldo Milone - E' ormai chiaro che il continuo avvicendarsi delle aziende cinesi è un escamotage per sfuggire più facimente ai controlli fiscali, motivo della nostra battaglia per ristabilire il primato della legalità e di regole uguali per tutti nel lavoro».
cb
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