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Comune di Prato

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11/02/2011 11:56
Eventi Sul palco del Met il sindaco Cenni e gli assessori maggiormente coinvolti

"Prato Incontra" dibatte sull'integrazione

Il regista Paolo Magelli: “L’Italia è una grande casa senza regole, l’immigrazione è stata governata improvvisando e, sia per gli ospiti che per gli ospitanti, è difficile essere buoni di fronte a tutto questo”

175mila euro l'anno stanziati dal Comune per traduttori e mediatori culturali, all'interno di un bilancio complessivo di 33 milioni di euro l'anno stanziati dall'Amministrazione per tutte le politiche rivolte al sociale. Sono questi i principali dati emersi ieri sera durante il dibattito intitolato “Come fare integrazione”, settimo appuntamento di Prato Incontra, al teatro Metastasio. Organizzata dal servizio comunicazione del Comune in collaborazione con l’ufficio del sindaco, la rassegna, rappresenta un momento di confronto e di dialogo con la città.

Sul palco gli assessori all’Integrazione e alla Pubblica istruzione, Giorgio Silli e Rita Pieri, il caporedattore del Tg3 Toscana Franco De Felice, il direttore artistico del Metastasio Paolo Magelli. Ma non sono mancati gli interventi del sindaco Roberto Cenni e dell'assessore alle Politiche Sociali, Dante Mondanelli. La conduzione era affidata al portavoce del sindaco, Maurizio Ciampolini. A lui il compito di aprire la serata e stimolare il dibattito su un tema complesso e delicato come quello dell’integrazione. Ospiti i sette ragazzi della scuola media Ser Lapo Mazzei che, circa un anno fa sulla spinta di un progetto scolastico sostenuto dall’Amministrazione e curato dalla Scuola Comunale di Musica "G. Verdi", hanno formato un gruppo che ha una caratteristica unica: i componenti, infatti, sono sì pratesi ma con origini diverse che toccano varie zone del mondo, dalla Cina all’Africa. Diretti dal professor Alberto Cocci, i giovani si sono esibiti in grandi classici: dai Carmina Burana a Lucio Battisti a Rino Gaetano.

Prato Incontra è entrato subito nel vivo: Ciampolini, in apertura, ha ricordato la tragedia che si è consumata mercoledì sera a Prato con la morte di un bambino di appena 11 mesi, di origine cinese. “Un fatto doloroso – ha detto il portavoce del sindaco – che abbiamo appreso oggi e che ci spinge a profonde riflessioni. Le indagini accerteranno se il piccolo sia morto a causa di un problema farmacologico e se abbiano influito incomprensioni linguistiche tra la madre e i medici. Sta di fatto che fa molto male dover affrontare un fatto così grave come la morte di un bimbo di 11 mesi”.

“Quando ci si trova di fronte a notizie come la morte di un bambino – ha detto l’assessore Silli – ogni polemica politica diventa sterile, inutile. Già qualche mese fa una mamma aveva somministrato al suo bambino un sovradosaggio di medicinali addirittura dieci volte superiore al necessario, e tutto questo per l’incapacità di capire i medici. Questa amministrazione spende ogni anno 175mila euro per i traduttori, e altri soldi su questo fronte vengono stanziati dalla Provincia e dalla Regione. Spendiamo 100mila euro per l’insegnamento della lingua italiana ma in una realtà come la nostra, dove gli stranieri sono tra i 30 e i 35mila, è difficile una penetrazione totale”.

L’assessore Pieri ha parlato della sua esperienza e del suo osservatorio, certamente tra i più privilegiati quando si parla di immigrazione e integrazione: “La scuola – ha spiegato – è il primo veicolo dell’integrazione. La conoscenza della lingua è fondamentale, ma purtroppo nelle nostre scuole sono una piccola parte dei bambini stranieri è stanziale: molti sono nati a Prato e cresciuti nei loro paesi d’origine, si usa così specialmente in Cina. E ci troviamo poi a gestire piccoli alunni che arrivano senza conoscere una parola di italiano, e spesso arrivano ad anno scolastico iniziato. Quest’anno, per esempio, abbiamo dovuto organizzare a gennaio due classi di accoglienza proprio per i bambini arrivati dalla Cina; non solo: abbiamo 4 istituti in deroga, ovvero con un numero di stranieri superiore alla soglia prevista per legge. I problemi sono tanti e dobbiamo gestirli tutti insieme perché il più delle volte appartengono alla quotidianità”.

Paolo Magelli, regista che ha lavorato in tutto il mondo e conosce a fondo il principio dell’integrazione per averlo vissuto e analizzato in prima persona, ha parlato dell’importanza della cultura nell’avvicinamento di provenienze diverse: “Sto lavorando ad un testo di Brecht, “ L'anima buona del Sezuan”, i cui protagonisti saranno attori cinesi. Il regista che li sta seguendo è italiano e sta saltando due ostacoli nello spazio di pochi metri: dirigere attori cinesi che a loro volta devono confrontarsi con un testo che non è italiano. E’ la prima volta in Italia e tra le primissime in Europa che un progetto di questo genere approda in teatro. Anche questa è integrazione”. Molto critico, Magelli, sulla politica italiana in fatto di gestione dell’immigrazione: “L’Italia – ha detto – è una grande casa senza regole, l’immigrazione è stata governata improvvisando e, sia per gli ospiti che per gli ospitanti, è difficile essere buoni di fronte a tutto questo”.

Franco De Felice, giornalista che l’Italia la conosce e l’ha raccontata, ha parlato del ruolo dell’informazione: “Purtroppo – ha spiegato – fa notizia il bambino cinese morto ieri a Prato, come i bambini Rom morti nei giorni scorsi a Roma, o qualche anno fa in un campo di Livorno, o le tre cinesi annegate in un sottopasso di Prato lo scorso ottobre. Argomenti che coinvolgono comunità che sono radicate e allo stesso tempo sradicate sul territorio. Spesso sono questi i fatti che fanno notizia quando si parla di stranieri. A Prato Roberto Cenni ha vinto anche per il tema-problema dell’immigrazione, oltre che per il demerito del centrosinistra”.

E’ stato a questo punto che il sindaco, seduto in platea con molti dei suoi assessori, è stato invitato a salire sul palco: “Non voglio essere sopravvalutato, il merito – ha detto riferendosi alle parole del giornalista Rai – è dei cittadini che hanno fatto una serie di valutazioni. Io sono stato l’interprete del loro bisogno di cambiamento. Dobbiamo guardare al tema dell’integrazione allontanando le retrovie ideologiche: la globalizzazione ci mette continuamente davanti a questioni che non conoscevamo. Dobbiamo prima di tutto pulirci la mente, imparare a misurarci con altre culture ma il fatto è che non abbiamo fatto in tempo ad acquisire queste capacità perché  tutto è accaduto nel giro di pochi anni: nel 1995 gli extracomunitari a Prato erano tremila, nel 2010 oltre ventottomila con una incidenza del 15 per cento sulla popolazione. Io credo sia arrivato il momento di dare basta alle divisioni ideologiche e di trovare lo spirito di unità per affrontare i problemi che non mancano. Ma è possibile che di fronte ad un radicato, innegabile sistema organizzato illegale che opera sul nostro territorio, o di fronte a cittadini che vengono trattati e usati come schiavi, non si riesce a fare fronte comune? L’indignazione ha forse un colore?”

Il sindaco ha anche ribadito che “sulla illegalità non si costruisce niente e si può fare integrazione solo dopo aver recuperato legalità e giustizia”. E ancora: “La città potrà dirsi accogliente e dimostrare di esserlo fino in fondo, solo quando il fenomeno dell’immigrazione non peserà più sulle spalle dei cittadini. E’ bene chiarirlo – ha proseguito il sindaco – Prato e i pratesi sono lontani, tanto lontani dal concetto di razzismo, ma se c’è qualcuno che qui ha subito un’ingiustizia quello è solo il pratese”.

L’assessore all’Integrazione Giorgio Silli ha fatto riferimento al tema dell’integrazione come alla “patata bollente del terzo millennio”. “La politica ha l’obbligo di essere interventista, ma al tempo stesso deve puntare alla lungimiranza per costruire un domani migliore. Questa amministrazione sta lavorando per sgravare il cittadino italiano dal peso che l’immigrazione in massa rappresenta. L’integrazione, oggi, non è più una scelta ma una responsabilità politica e sociale. Si può solo decidere come farla, non se farla oppure no”.

L’assessore alla Pubblica istruzione Rita Pieri ha parlato dei progetti nelle scuole: “Lavoriamo ad un concetto di integrazione che non è solo relegato alla differenza dei tratti somatici o della lingua. Ci sono tante altre caratteristiche nei bambini e nei ragazzi che devono trovare un punto di contatto e unione. L’integrazione è un processo lento, fatto di piccole cose: offerta formativa in primo luogo, ma anche progetti che mirano a rafforzare sicurezze e individualità per costruire un gruppo di persone più solido e forte. Qualche difficoltà in più arriva quando certi progetti cercano in qualche modo di coinvolgere le famiglie: i segnali che arrivano sono pochi, è chiaro che le seconde generazioni sono avvantaggiate, ma cerchiamo di superare anche questi scogli”.

Le esibizioni del gruppo musicale della Ser Lapo Mazzei e il lavoro di Paolo Magelli sono stati spunto per De Felice per affermare che “anche questa è integrazione”. “Belle esperienze che però non vengono comunicate – ha detto – riceviamo continuamente comunicati e notizie che appartengono a quel sistema di legalità così esteso, ramificato e aggrovigliato che finisce per diventare un numero: il numero dei macchinari sequestrati, dei capannoni sigillati, dei clandestini rintracciati”.

Silli ha risposto di getto: “La giunta Cenni è la migliore in Italia a gestire il tema dell’immigrazione, altro fatto è che se a fare notizia è solo la cronaca nera che finisce col generare opinioni generalizzate. Sarebbe il caso che a livello regionale, ma anche nazionale, l’informazione cominciasse a dare conto dei buoni risultati del nostro lavoro”.

Duro l’affondo di Magelli: “I toscani oggi non meritano le città dove vivono. C’è un tragico malinteso tra la vita e la politica: i toscani non sono più in grado, neanche mentalmente, di accogliere perché non ci sono regole, non sono state scritte regole e chi doveva organizzare il futuro non lo ha fatto”.

La discussione si è fatta serrata con un ulteriore intervento del sindaco: “Mi sono stancato di dare colpe ad altri, bisogna lavorare con quello che abbiamo e affrontare le sfide con responsabilità”. Cenni non ha mancato di strigliare i cittadini: “Ci sono comportamenti che appartengono solo ed esclusivamente ad ognuno di noi e che fanno bella o brutta la città: penso a come si parcheggiano le auto, a dove si buttano le cartacce o anche ben altri rifiuti, a come usiamo i beni comuni. Se ognuno prendesse coscienza dei propri comportamenti, qualcosa si potrebbe certamente migliorare”.

Quanto all’impegno concreto dell’amministrazione il sindaco ha ricordato che ogni anno si spendono 33 milioni per il sociale: “Si fa molto, moltissimo – ha detto – ma la questione è molto estesa e complessa”. Un accenno anche al movimento civico che si è formato nei giorni scorsi per sostenere il sindaco: “I partito non devono aver paura di dialogare con movimenti civici che si costituiscono perché i cittadini si sentono artefici del loro destino. I partiti non sono soggetti asettici ma devono confrontarsi con chi vuol partecipare ai sistemi amministrativi senza dover per forza prendere una tessera”.

Spazio infine all’assessore Dante Mondanelli: “Siamo impegnati a dare agli stranieri le stesse, identiche risposte che diamo agli italiani in campo socio-sanitario. Spendiamo per i traduttori all’ospedale perché è importante dare certezza dell’anamnesi a chi si presenta e accusa un malore o comunque ha bisogno di un medico. L’azione di questa giunta è complessa ed estesa e sbaglia chi pensa che ci sono i soldi solo per i blitz nei capannoni”.

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