Commozione e applausi per il 67°anniversario della Liberazione a Figline
Tanta commozione e applausi ieri sera a Figline per il 67°anniversario della Liberazione della città dall'occupazione nazifascista, in cui è stata celebrata la commemorazione dei 29 martiri del paese impiccati dalle truppe tedesche in fuga proprio il 6 settembre 1944 e la consegna dei riconoscimenti del Comune di Prato a quattro pratesi che nel 1944, insieme ad altri e in accordo con i proprietari delle fabbriche, smontarono i macchinari tessili e li sotterrarono per nasconderli ai tedeschi, garantendo così l'immediata ripresa del lavoro: Giorgio Macrì, Brunero Benvenuti, Fiorello Fabbri e Vasco Guarducci. "Salviamo i macchinari per salvare il lavoro": questo l'obiettivo dei quattro operai e la frase riportata sulla pergamena consegnata ieri sera dal sindaco Roberto Cenni e dal presidente di Anpi Ennio Saccenti: «Grazie per quello che avete fatto - ha affermato il sindaco stringendo la mano ai quattro anziani - ma anche scusateci, perché la mia generazione non ha saputo, come la vostra, lasciare ai propri figli un mondo migliore, come noi lo abbiamo ricevuto da voi».
All'arrivo della tradizionale Marcia della Pace da via VII Marzo a Figline, a cui hanno partecipato la Provincia di Prato, tutti i Comuni dell'area, più Campi Bisenzio e Montale e il Gonfalone della Regione Toscana, la cerimonia si è svolta in due tappe: la deposizione di una corona d'alloro al Monumento ai Caduti da parte del sindaco Roberto Cenni, del Prefetto Maria Guia Federico e del presidente di Anpi Ennio Saccenti in piazza XXIX Martiri, completamente ristrutturata e ripavimentata dal Comune di Prato ed inaugurata per l'occasione nel pomeriggio di ieri dal sindaco Cenni, e subito la consegna delle pergamene e il concerto della Filarmonica Otello Benelli di Vergaio in piazza della Chiesa: «Grazie per la partecipazione così sentita e numerosa all'evento - ha proseguito Cenni rivolto alla folla che gremiva la piazza - Si tratta di un momento di riflessione indispensabile, perché mantenere viva la memoria degli eccidi inumani consumati durante la Seconda guerra mondiale è lo strumento migliore per allontanare il pericolo che si possano verificare nuovamente sul nostro territorio, perché altrove questi crimini ancora oggi continuano ad essere perpetrati ai danni dei più deboli. Di qui la necessità del ricordo, della celebrazione, dell’essere insieme qui a ricordare i 29 martiri di Figline, ma anche la fine drammatica di Mario Nanni e di molti, moltissimi, altri nostri concittadini». Cenni ha voluto così ricordare anche il ritorno ieri nella sua Migliana di Mario Nanni, deportato a Mathausen e morto a 18 anni di tubercolosi nei giorni immediatamente successivi alla liberazione del campo da parte degli americani.
cb
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