«Un deposito cauzionale come misura preventiva contro l'evasione fiscale delle imprese straniere»
Un deposito cauzionale da cui attingere in caso di mancato pagamento di tasse e tributi potrebbe essere la soluzione contro l'evasione fiscale delle ditte, soprattutto straniere, che nascono e muoiono anche nel giro di pochi mesi per eludere i controlli e che non hanno beni immobili intestati su cui rivalersi in caso di recupero crediti. E' questa la proposta avanzata dall'assessore alla Sicurezza urbana Aldo Milone, che stamani ha presentato i dati sull'evasione fiscale dei lavoratori delle confezioni cinesi alla Commissione consiliare Sicurezza del Comune, presieduta da Federico Tosoni.
Dopo i dati choc del monitoraggio a campione sulle confezioni cinesi realizzato dal Comune insieme all'Agenzia delle Entrate, diffusi a luglio, l'assessore Milone completa la quadratura del cerchio allargando la verifica dai titolari ai lavoratori delle ditte. Su 510 aziende monitorate nel 2010 e nel 2011 sono stati trovati in media 10 operai, regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale, che lavoravano completamente a nero. Moltiplicando il numero degli il numero di aziende controllate, si deduce che 5100 operai lavoravano a nero. Da un’analisi effettuata, emerge che, se ogni operaio fosse stato retribuito con paga sindacale, avrebbe dovuto versare in termini di imposta Irpef allo Stato 2.410 euro all'anno, 144 di Addizionale regionale e 96 euro di Addizionale comunale Irpef. Quindi, l’evasione totale stimata in un solo anno ammonta a 12.291.000 di Irpef, 734.400 di Addizionale regionale e 489.600 di quella comunale. E va contato che si tratta solo del 30% delle confezioni presenti sul territorio. Cifre che Milone non esita a definire allarmanti: «Questa rete d'imprese ha creato un'economia di rapina, che depreda il territorio ed alimenta la concorrenza sleale - ha commentato l'assessore - usufruiscono infatti di servizi sanitari, scuole, strade ed infrastrutture senza contribuire alla spesa pubblica. Di fronte ad una manovra Finanziaria e ad una crisi economica che chiedono sacrifici a tutti, dagli Enti locali ai pensionati, come è possibile che un Comune come il nostro possa rinunciare a questi introiti? Sono cifre che dovrebbero confluire in bilancio per essere tradotte in servizi sociali, verde pubblico, aiuti alle famiglie ed opere pubbliche». Come ha spiegato Milone infatti l'attività di recupero da parte dell'Agenzia delle Entrate nei confronti delle aziende cinesi inadempienti è difficile e molto spesso porta ad un vicolo cieco, perchè spesso i titolari delle imprese si rendono irreperibili, non ricevendo neanche le notifiche, oppure non hanno beni immobili intestati su cui il fisco si possa rivalere con istanza cautelare.
Il presidente Federico Tosoni ha annunciato un documento bipartisan che sarà formulato da tutti i gruppi consiliari da consegnare ai parlamentari dell'area perchè si facciano portavoce della richiesta di attenzione su Prato e la sua economia da parte di Camera e Senato e dei Ministeri dell'Interno e delle Finanze: tra le proposte da valutare, e per cui è necessario un intervento legislativo a livello centrale, appunto quella del versamento di una cauzione annuale per tutti i soggetti, di qualsiasi nazionalità che chiedono l'attivazione di una partita Iva e non sono "garantiti" da beni immobili di proprietà su cui eventualmente rivalersi in caso di mancato pagamento di tasse e tributi: «Siamo rimasti allibiti da dati presentati dall'assessore - si tratta praticamente di un esercito di lavoratori in nero, solo nel settore confezioni 5.000 addetti, che non versa un euro alle casse comunali. Questo non è più ammissibile e rappresenta un danno gravissimo: dato che gli strumenti della repressione e dei controlli hanno strada in salita perchè non si riesce neanche a notificare gli atti a queste ditte, usiamo quello della prevenzione: un deposito cauzionale, come è previsto in altri stati, ad esempio il Canada. Nel documento condiviso che invieremo a Parlamento e Governo chiederemo un provvedimento legislativo che metta fine a questa situazione di ingiustizia fiscale». Le stesse richieste saranno portate domani anche sul tavolo del Comitato sicurezza dal sindaco Roberto Cenni, che incontrerà il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano.
Le imprese controllate dalla Polizia municipale al 5 settembre sono 189 (320 nell'arco del 2010 e 233 nel 2009), quelle in cui sono state riscontrate violazioni penali 131 (nel 2010 285 e nel 2009 207), gli immobili sequestrati per irregolarità edilizie, dormitori, soppalchi e cucine non a norma 127 (144 nel 2010 e 100 nel 2009), i sequestri amministrativi dei macchinari 146 (263 l'anno scorso e 208 nel 2009) per un totale di 3484 taglia e cuci (6259 nel 2010 e 4905 nel 2009). Ammontano poi a 232.352 i verbali incassati dal Comune per violazioni edilizie (soppalchi, dormitori, bagni e cucine abusive nei laboratori) e dell'obbligo di dichiarazione di inizio attività e dissequestri dei macchinari, superando prima della fine di quest'anno la cifra boom di 228.358 euro raggiunta nel 2010, mentre nel 2009 l'incasso fu di 162.464, nel 2008 di 64.894 euro, di 35.086 euro del 2006 e 34.462 del 2007.
A questo va aggiunto il controllo fatto a luglio sul pagamento della Tia da parte delle confezioni cinesi prese a campione: su 32 24 non risultavano neanche iscritte nelle liste di Asm, 2 non avevano pagato la tariffa dovuta e 6 erano in regola.
Il prossimo passo è allargare il monitoraggio fiscale a tutto il settore del Pronto moda e a quello commerciale e dei pubblici esercizi.
cb
Condividi su: