"Memorie d'inciampo", per non dimenticare mai
In seguito allo sciopero generale del 6 marzo 1944 più di
150 pratesi furono prelevati dalle fabbriche, arrestati e deportati
nei campi di lavoro della Germania nazista. In pochissimi
tornarono. Per non dimenticare mai e rendere omaggio a quegli
operai, il Comune di Prato intende aderire all'iniziativa "Memorie
d'inciampo", o Stolpersteine in tedesco, il progetto artistico e
storico dell'artista berlinese Gunter Demnig che pone dei
sanpietrini in ottone lucente sulla porta o sul marciapiede
davanti alle case delle famiglie dei deportati nei campi di
sterminio nazisti. Sulle pietre sono incisi l’anno
di nascita, la data e il luogo della deportazione, la morte se
conosciuta e il motivo dell'arresto. "L’inciampo"
non è fisico ma visivo e mentale e costringe chi passa
a interrogarsi a ricordare quanto accaduto in quel luogo e
in quella data, intrecciando continuamente il passato e il
presente, la memoria e l’attualità.
L’iniziativa, partita nel 1995 a
Colonia, conta già più di 22 mila targhe
ricordo in tutta Europa e già da tre anni è
stata adottata anche a Roma, a cura della storica dell'arte
Adachiara Zevi, sotto l’Alto Patronato del Presidente
della Repubblica, con il patrocinio dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica
di Roma e il sostegno dei sei Municipi della Capitale: stamani
il presidente del Consiglio comunale Maurizio Bettazzi, il
consigliere della Comunità Ebraica di Firenze Mario Fineschi
e il presidente dell'associazione nazionale Deportati (Aned)
di Prato Giancarlo Biagini hanno incontrato a Roma il
presidente nazionale dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane (Ucei) Renzo Gattegna, il presidente della
Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e la
curatrice Adachiara Zevi per definire la partecipazione della
città di Prato al progetto delle Memorie d'inciampo, con cui
l'Amministrazione comunale, appunto in collaborazione con la
Comunità ebraica, l'Aned e il Museo della Deportazione e
della Resistenza di Figline, intendono celebrare il 68°
anniversario dei rastrellamenti avvenuti nelle fabbriche e nelle
strade a seguito dello sciopero generale del 6 marzo 1944.
L'incontro è avvenuto in occasione dell'inagurazione
dell'installazione di 72 pietre, alla presenza dell'artista Gunter
Demnig. Tra queste la pietra dedicata a Don Pietro Pappagallo, il
sacerdote che durante l'iccupazione nazista di Roma dette asilo ai
"perseguitati di ogni fede e condizione" e che per questo fu
fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944: «In un
momento come quello attuale, in cui sulla scena internazionale
emergono episodi di intolleranza etnica e religiosa - afferma il
presidente del Consiglio comunale Maurizio Bettazzi -
iniziative come questa invitano ad un atteggiamento più
sobrio e responsabile e al rispetto della dignità delle
persone». Il progetto sarà presentato a Prato in
occasione della Giornata della Memoria, che ricorre il 27
gennaio.
Il Comune in queste ultime settimane ha condotto una lunga e meticolosa ricerca su tutti i nominativi dei deportati, in collaborazione con il Centro di Documentazione di Figline, per rintracciare le loro famiglie e le abitazioni. Un lavoro che ha comportato anche il ritrovamento della vecchia toponomastica pratese, perchè nel frattempo il territorio e le strade di allora sono cambiati. Due di loro erano ebrei, gli altri avevano aderito allo sciopero e altri ancora furono arrestati a caso, perchè in quel momento si trovavano per strada. Vennero catturati e caricati sulla tradotta tedesca che partiva dalla stazione di Firenze, senza ritorno.
cb
Condividi su: