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Comune di Prato

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15/03/2012 13:01
Beltrame Cultura Tre capolavori di Santi di Tito e Allori donati a Prato da una contessa fiorentina

Una preziosa donazione per il Museo Civico

Il sindaco Cenni e l'assessore Beltrame: «Un risultato straordinario, motivo di grande orgoglio per tutta la cittą»

La collezione del Museo Civico si arricchisce di tre capolavori donati con lascito testamentario al Comune dalla contessa Angela France Riblet Bargagli Petrucci, scomparsa nel dicembre 2011 a Firenze.

Si tratta de La Moltiplicazione dei pani e dei pesci di Santi di Tito (Firenze 1536-1603), un'enorme pala d'altare di oltre tre metri per due datata 1603, di due grandi tele di Alessandro Allori (Firenze 1536-1603):  Il Miracolo  del grano di San Giovanni Gualberto con la veduta dell’Abbazia di Vallombrosa e Il  Miracolo dell’acqua di San Filippo Benizi  a Montesenario, sempre del 1603 . L'acquisizione è stata presentata dal sindaco Roberto Cenni, dall'assessore alla Cultura Anna Beltrame e dalla conservatrice del Museo Civico Maria Pia Mannini, che grazie all'amicizia quasi trentennale con la contessa è stata decisiva per il lascito in favore del Comune: «Il patrimonio della città si arricchisce di tre tesori unici - dice con grande soddisfazione il sindaco Cenni - Un risultato importante per il Comune, che grazie alla rete di collaborazioni che ha saputo costruire e al prestigio di cui gode, in pochi mesi ha arricchito la collezione del Museo Civico con i gessi di Jacques Lipchitz e ora con queste opere di inestimabile valore». A questo vanno aggiunti il Crocifisso di Filippino Lippi, la mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma con i capolavori di Filippino e l'esposizione della Filatrice di Bartolini al piano terra di Palazzo Pretorio, concessa in comodato gratuito al Comune dal proprietario. «Si tratta di una donazione straordinaria, motivo di grande orgoglio per noi e per tutta la città - aggiunge l'assessore Beltrame - Maria Pia Mannini è riuscita a compiere il quarto miracolo, dopo i tre miracoli rappresentati dai capolavori di Santi di Tito e Alessandro Allori. In attesa dell'inaugurazione del Museo Civico, l'anno prossimo realizzeremo una mostra dedicata a questi splendidi dipinti». Come ha sottolineato anche la conservatrice Mannini, si tratta di un’acquisizione molto  importante per il Museo Civico, perchè comprende tre grandi dipinti eseguiti  dai due più importanti pittori che operarono a Firenze alla fine del Cinquecento grazie al favore della famiglia granducale dei Medici: «E' molto raro trovare un corpus unico di dipinti di questa importanza  - dice con emozione la dottoressa Mannini - Anche per questo l'acquisizione ha un valore inestimabile. La suggestione creata dall'insieme dei tre monumentali dipinti è davvero impressionante, dalle figure dipinte, allo stile e ai colori».

In memoria della sua famiglia e del padre Ferdinand,  importante pittore vissuto tra Parigi e Firenze, la signora Riblet Bargagli Petrucci  oltre al nucleo del tardo Cinquecento ha donato al Comune di Prato altri tre quadri:  il Ritratto della nonna Angiolina Riblet,  attribuibile a Michele Gordigiani, eseguito nel 1872, il Ritratto della madre Alba Brunelli in Riblet, eseguito dal padre Ferdinand Riblet nel 1905, e L’autoritratto del padre, dipinto nel 1900.

I DIPINTI. - Le opere vennero commissionate da Geri Spini per la cappella della villa di campagna a Peretola,  detta “Il Palagio degli Spini”. Il soggetto del ciclo pittorico è dedicato al tema della nutrizione e della fertilità della terra:  celebra infatti il miracolo del grano, dell’acqua, del pane e del vino. Alla morte di Agnolo Bronzino e del  Vasari nel 1574, Allori diventa  il più richiesto pittore fiorentino e artista ufficiale del Granduca Francesco I de' Medici, di cui soddisfa le raffinate esigenze assumendo diversi incarichi, come prima di lui Vasari, tanto da essere nominato anche architetto dell'Opera del Duomo nel 1592. Tra le varie opere, Alessandro Allori e Santi di Tito lavorarono insieme alla decorazione dello Studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio . La grandiosa  tavola di Santi di Tito presenta in primo piano le figure del Cristo con gli apostoli Andrea e Filippo, inseriti in un ameno paesaggio, con una moltitudine di devoti  che assiste al miracolo sullo sfondo. Il soggetto è tratto dal Vangelo di Giovanni (VI, 1-13) che cita la presenza dei due apostoli e del ragazzo portatore del canestro con i pani e i pesci. Il disegno preparatorio è conservato al Louvre, Cabinet des Dessins. Nelle opere inedite del maestro Allori spicca invece la forte caratterizzazione somatica delle fisionomie  e dei volti in senso ritrattistico, forse dei veri e propri ritratti dei committenti della famiglia Spini che fissano lo spettatore per ricordare la loro storia familiare. I bellissimi sfondi sono dedicati  a Vallombrosa con la raffigurazione del Santuario e delle foreste di Montesenario e Vallombrosa. I disegni preparatori dei  due dipinti  sono conservati agli Uffizi e comprendono una decina di fogli che si spera di potere esporre in una mostra per presentare la donazione al pubblico.  

NOTE BIOGRAFICHE DELLA FAMIGLIA DONATRICE. -  L'amore per l'arte e per la pittura contraddistingue da sempre la storia della famiglia della donatrice Angela France Riblet Bargagli Petrucci. Il nonno Auguste Riblet (1841-1910) era un importante antiquario importante, amico di Stefano Bardini e  consigliere dei più  grandi collezionisti europei: i proprietari  del Museo Jacquemart Andrè di Parigi  comprarono da lui un Lippi e un Moroni. Il padre della donatrice, Fernand Riblet, nacque a Firenze nel 1872 da famiglia di origine aristocratica e fu educato alla pittura da Giovanni Fattori. Nel 1890  si trasferì a Parigi dove  studiò all'Ecole des Beaux Arts con Leon Bonnat, uno dei maggiori rappresentanti del verismo. Viaggiò molto  in Oriente , in Egitto, Turchia, Algeria, Siria e Palestina alla ricerca  di nuove sensazioni estetiche,  attirato dalla moda dell'esotismo. Trasferì il proprio studio a Parigi, dove trascorse la maggior parte  della vita avvicinandosi alla Scuola di Barbizon e ai paesaggi degli Impressionisti. Nei primi anni del Novecento il suo studio a Montmartre ebbe come vicini Gino Severini e Georges Braque. Verso il 1903-04 schiarì la sua tavolozza avvicinandosi ai Fauves  e a Matisse. Nel ritratto in bianco  della moglie donato alla collezione del Museo Civico la luminosità dei colori ricordano Van Dongen e Whistler.

cb

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