Corso per arbitri, consegnati ai detenuti del carcere gli attestati di frequenza
Sono stati consegnati questa mattina gli attestati di frequenza del corso per arbitri di calcio destinato ai detenuti del carcere della Dogaia di Prato.
Per firmare e consegnare gli attestati è venuta a Prato una delle glorie del calcio italiano di ogni tempo, Gianni Rivera, attuale presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc ed eroe di Italia-Germania 4-3 del 1970: con lui l’assessore allo Sport del Comune di Prato Matteo Grazzini, il presidente della sezione pratese dell’Associazione Italiana Arbitri Tommaso di Massa e Andrea Becheroni, presidente dell’Associazione “Riccardo Becheroni” promotrice del corso all’interno di un programma che prevede anche un lavoro di prevenzione sul diabete e sulle malattie vascolari da svolgere sempre all’interno del carcere Pratese.
La delegazione sportiva, ricevuta dal direttore del penitenziario Vincenzo Tedeschi, ha incontrato i detenuti che hanno partecipato al corso in una delle sale laboratorio della struttura, dove hanno trovato posto anche altri giovani reclusi interessati alle questioni calcistiche.
Undici i diplomi consegnati, con altri tre neo arbitri che invece riceveranno la pergamena a casa visto che nel frattempo sono stati scarcerati: ad ogni partecipante è stato anche consegnato il kit completo da arbitro e il taccuino con i cartellini. Di fatto si è trattato di un corso “internazionale”, visto che, oltre a due italiani, la qualifica di arbitro è andata a dodici stranieri, tra africani, sudamericani ed europei dell’est. Non sono mancate le domande, soprattutto indirizzate a Rivera, sulle polemiche che riguardano gli arbitri di serie A e sulle difficoltà ad arbitrare partite importanti.
“L’arbitro è una figura necessaria e importantissima – ha detto l’assessore Matteo Grazzini – perché senza di lui non giocheremmo le gare, da quelle di serie A alle tante che si disputano tra amatori su campetti sterrati in ogni provincia d’Italia. Ha il compito difficile di dover far rispettare le regole e quindi questo corso è stato utile per far capire che le leggi del mondo dello sport valgono anche nella vita di tutti i giorni perché al di là del regolamento tecnico c’è anche quello morale e sociale che rende l’arbitro umanamente importante”.
Un concetto ripreso anche da Gianni Rivera, che si è augurato di poter tornare a Prato per iniziative simili: “Chi non ha rispettato le regole e sta pagando con la detenzione – ha detto Rivera – ha avuto modo di apprendere ulteriori regole di vita e le potrà applicare una volta uscito. Per l’età ormai avanzata questi ragazzi non possono aspirare a chissà quale carriera nel mondo arbitrale ma già l’aver ottenuto il diploma è una grande soddisfazione”.
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