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Comune di Prato

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25/11/2012 16:53
La vigna Dichiarazioni La dichiarazione del consigliere comunale del gruppo Pdl Carlo La Vigna

Le primarie del Pdl

La Vigna: "Possono rappresentare un rischio da correre per affermare la discussione politica e l’investitura della leadership politica"

In merito alle primarie del PDL il consigliere comunale del gruppo Pdl, Carlo La Vigna, dichiara quanto segue:

"Il 23 novembre ho partecipato a Montecatini Terme, alla giornata d’incontro/dibattito, organizzato dal Gruppo Consiliare Regionale insieme al Coordinamento Regionale del PdL, riservato agli eletti negli enti locali, ai parlamentari, ai coordinamenti provinciali e all’intero quadro dirigente toscano.

L’incontro era finalizzato a cristallizzare le questioni più rilevanti sollevate dal PdL nel dibattito istituzionale e politico della nostra regione in materia di finanziaria regionale, progetti di riforma della sanità, dei consorzi di bonifica, questioni economiche ed occupazionali, riordino delle province, in contrapposizione al malgoverno regionale a guida Rossi.

Ed ancora, a sollecitare una riflessione sui temi più generali che caratterizzano questa fase di eccezionale complessità nella vita del Paese.

All’interessante dibattito che ne è seguito, ovviamente, non si è potuto fare a meno di discutere sulle prossime primarie annunciate da Alfano.

Con riguardo a quest’ultimo aspetto, malgrado il diffuso fronte “attendista” dei parlamentari presenti e della loro consolidata visione del partito quale espressione di una gestione “padronale” -in coerenza con la loro esperienza di “nominati”-, ho ritenuto, nel mio intervento, di uscire dal coro come già avevo fatto in ambito locale, ribadendo le ragioni del mio crescente e non nuovo disagio.

Ho quindi riaffermato che è la base del partito, intesa quale insieme di militanti e simpatizzanti, nonché di “consiglieri comunali” (espressione, questi ultimi, della democrazia elettiva ed anello di congiunzione con il territorio) a dover rivestire il ruolo di protagonista della legittimazione della propria classe dirigente e dei propri rappresentati politici.

Infatti, senza Berlusconi, sempre in prima fila operativo ed attivo, decisionista e lungimirante, il partito ora non può certo rimanere nelle mani dei potentati, dei gruppi e delle correnti, o peggio nelle grinfie dei comitati d’affare che, nell’era del Fondatore, hanno costituito un enclave, tra la base ed il suo leader.

Conseguentemente, le attuali primarie possono rappresentare, in assenza di Berlusconi e di alternative credibili, un rischio da correre per affermare la discussione politica e l’investitura della leadership politica.

Naturalmente i candidati non devono porsi come una “batteria” di “cavalli di razza” pronti a competere in ragione dell’ormai conseguita credibilità personale, ma devono invece avere il coraggio di rappresentare un profilo programmatico dei rispettivi impegni, da conseguire nel medio termine.

Ed altrettanto gli elettori, non devono puntare sul candidato con la sola speranza di salire, per proprio interesse, sul carro del vincitore ma per proporsi quali veri paladini di quel progetto politico più confacente alle proprie convinzioni.

Ed allora, cari candidati, fateci sapere la vostra posizione almeno in tema di: moralità; spending review che fino ad ora ha salvato unicamente i boiardi di Stato e le “poltrone” della classe politica (nelle municipalizzate e negli enti pubblici territoriali); ridimensionamento di tutte le cariche pubbliche elettive; vitalizi privilegiati ed altri benefit della stessa natura; finanziamento pubblico ai partiti; riduzione del debito pubblico; contrasto all’evasione fiscale; politica migratoria; sicurezza pubblica e contrasto alla criminalità; riforma del lavoro e politica industriale soprattutto con riguardo allo sviluppo di nuovi settori industriali; politica estera; riforma della giustizia e rapidità della stessa.

Nell’attesa di condividere un affidabile programma, un plauso convinto lo voglio comunque esprimere al segretario nazionale Alfano, l’unico che fino ad oggi, tra le difficoltà oggettive legate anche al traumatico momento di transizione del PdL da partito carismatico a partito del popolo ed i pericoli da “franchi tiratori”, ci ha messo la faccia. E non solo, ha avuto anche il coraggio di porre una pregiudiziale “morale” che fino ad oggi, con la scusa di tutelare il Fondatore del partito indiscutibilmente preda di una schiera di magistrati “militanti”, ha finito per “coprire” le malefatte di una ben più ampia schiera di politici corrotti e/o implicati in delittuosi “comitati d’affare”.

1890/12

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