Successo di pubblico per il primo appuntamento dedicato alla cucina tradizionale pratese
"Abbiamo in programma una serie di iniziative ispirate al vintage - afferma l' Assessore alle Attività Produttive Roberto Caverni - degli anni Sessanta- Settanta, quando anche Prato viveva il suo momento di ricchezza e il futuro era carico di aspettative. Sono già in programma altri eventi come questo, uno dedicato alle pesche di Prato e un'altro dedicato ai biscottini con le mandorle e il vermouth di Prato e un grande evento è in via di organizzazione per la prossima primavera: un Festival del Pane per promuovere, valorizzare e far conoscere anche fuori dalle nostre mura la Bozza Pratese, altra eccellenza della nostra tavola. Tutte queste iniziative legate al cibo, vanno in direzione di una riscoperta delle origini e delle cose importanti della nostra tradizione: se il vintage lo possiamo considerare una delle nostre peculiarità, altrettanto possiamo fare con la cucina. Soprattutto in quella del riciclo, nella quale le nostre massaie sono vere e proprie fuoriclasse e si sedani alla pratese, vero monumento della cucina pratese ne sono il simbolo".
All'incontro ha partecipato anche il Direttore dell'Istituto di Storia Economica "F. Datini" Giampiero Nigro, che ha ripercorso in un breve excursus storico, le origini della cucina "del recupero". "Chi ha insegnato agli uomini che lavoravano in fabbrica a riciclare gli stracci? Molto probabilmente le massaie: quando non c'era molta disponibilità di cibo si tendeva a utilizzare gli ingredienti nei modi più svariati e senza buttar via niente. Anche gli avanzi diventavano una risorsa, se reimpiegati in altri succulenti piatti. Pensiamo al sedano, si potevano mangiare le parti più tenere a crudo, cuocere le coste più dure per farle magari ripiene e addirittura si potevano utilizzare anche le foglie per farne invitanti polpettine. La cucina, come la moda, è una importante espressione della nostra cultura anche se vissute con accelerazioni diverse nel tempo. Nella moda i tempi di ricambio sono velocissimi, mentre nella cucina sono molto lenti: ancora oggi in alcune situazioni si tende a mangiare in modo molto simile a come si mangiava oltre un secolo fa".
Dopo i saluti dell'assessore Caverni e del Direttore del Museo
del Tessuto Filippo Guarini e dell'intervento del Professor
Nigro, una ampia parentesi è stata dedicata alla cucina
della fabbrica e dal dibattito - accompagnato dalla testimonianza
dell'ex operaio tessile Cesare Legni - sono emerse alcune note di
colore che hanno fatto immaginare anche a chi non
ha conosciuto quel periodo storico, come si viveva in
fabbrica. Una curiosità su tutte: già allora il cibo
veniva considerato una sorta di status symbol. In alcune aziende
più grandi a Prato, dove c'era lo spazio per mangiare,
spesso capitava di trovare due mense distinte per far si che i
più poveri non si sentissero a disagio nel mostrare il loro
modesto pranzo, così come strategica per non mostrare
la propria posizione economica di svantaggio era la scelta della
bottiglia a corredo del pranzo: era di vetro verde scuro
perché non si vedesse cosa conteneva e chi
non poteva permettersi il vino la riempiva
d'acqua.
Nadia Bastogi, storica dell'arte e curatrice di una parte del
libro "I sedani ripieni alla pratese" edita da Claudio Martini
Editore per la Provincia di Prato, attraverso le immagini di
suggestive pitture custodite all'interno del Museo Civico e nel
Museo della Natura Morta di Poggio a Caiano, ha illustrato come il
sedano già in epoca rinascimentale fosse considerato un
ingrediente insostituibile in cucina e quanto fosse ricorrente la
sua riproduzione sulle tele del tempo. A concludere l'incontro -
prima della spiegazione della ricetta dei sedani alla pratese da
parte del Presidente dell'Associazione Ristoratori Pratesi Giovanni
Seghetti - un interessante "fotografia" scientifica del sedano, con
l'agronomo Giacomo Petracchi, il quale ha spiegato non solo
l'habitat migliore per far crescere il sedano e le modalità
per renderlo così bianco e tenero e valorizzarne quindi le
proprietà organolettiche, ma anche come questo ortaggio, in
tutte le sue parti, fosse prezioso e utile al mantenimento
in salute della collettività: crudo in pinzimonio ad
esempio, contrasta la formazione della renella e dei calcoli,
così come curativi sono anche i semi - lo utilizzavano
per questi fini addirittura i greci - e i decotti.
Il primo appuntamento con la cucina tradizionale pratese, accompagnato dagli intermezzi musicali di Octavarima, si è concluso con una visita guidata alla mostra sul vintage e una degustazione di sedani ripieni alla pratese e "pane e frittata", tipico "mangiare della fabbrica". Il prossimo appuntamento è per il 25 gennaio 2013, quando sul palcoscenico saliranno le pesche di Prato e la cucina delle occasioni, mentre il 22 febbraio prossimo toccherà ai biscottini con le mandorle e al vermouth bianco di Prato concludere questo primo ciclo di incontri dedicati alle tradizioni pratesi.
A cura di Marte Comunicazione snc
Ufficio Stampa in collaborazione con Ufficio Stampa Comune di Prato
Tel 335 6130800 – 320 6434045
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