12 Pietre d'inciampo a Prato per non dimenticare mai
Si è conclusa oggi pomeriggio al Museo del Tessuto all'ex Campolmi l'iniziativa "Pietre d'inciampo", il progetto artistico e storico dell'artista berlinese Gunter Demnig che pone dei sampietrini in ottone lucente nei luoghi in cui vennero prelevati i deportati nei campi di sterminio nazisti. Nell'arco della giornata sono state poste 12 targhe in via Carradori davanti all'ex fabbrica Lucchesi, in via Ricasoli e le ultime tre appunto nel cortile interno della Campolmi. La cerimonia è stata aperta dal sindaco e dal presidente dell'associazione Nazionale Deportati Giancarlo Biagini davanti ad un folto pubblico formato dalle autorità civili, militari e religiose della città, i membri della giunta comunale e varie classi delle scuole medie Marco Polo, S.Caterina e Cicognini. Erano presenti inoltre l'ideatore dell'iniziativa Gunter Demnig, il consigliere della Comunità Ebraica di Firenze Mario Fineschi e Adachiara Zevi, curatrice e responsabile del progetto Pietre d'Inciampo a Roma, città che già da tre anni ospita il progetto. La cerimonia di oggi è la concretizzazione dell'iniziativa a cui il Comune di Prato ha aderito l'anno scorso, tra i primi in Toscana, in collaborazione con la Comunità ebraica di Firenze, l'Associazione per il gemellaggio Prato-Ebensee, l'Aned e il Museo della Deportazione e della Resistenza di Figline, per ricordare e render omaggio agli oltre 130 pratesi che durante lo sciopero generale dei primi di marzo del 1944 furono prelevati dalle fabbriche, arrestati in strada e nelle abitazioni e deportati nei campi di concentramento della Germania nazista, come Mauthausen ed Ebensee. In memoria del 68° anniversario di quei rastrellamenti e di quei tragici eventi a Prato è stato appunto deciso di collocare i sampietrini non davanti alle abitazioni ma nei luoghi dell’arresto. Così alla Campolmi sono state poste le targhe per ricordare Gonfiantino Gonfiantini, ucciso ad Ebensee il 15 maggio 1944, Ferdinando Micheloni, assassinato il 17 aprile 1944 nello stesso campo e Palmiro Risaliti, ucciso sempre ad Ebensee il 12 marzo 1945, proprio alla vigilia della Liberazione. Tutti furono arrestati l'8 marzo 1944 in seguito allo sciopero generale. Avevano più o meno 53 anni. Vennero poi portati a Firenze e qui caricati in quelle tradotte tedesche che si aprivano solo dall'esterno. Un viaggio senza ritorno, per la maggior parte di loro, verso i campi di lavoro e sterminio della Germania nazista: «Queste targhe devono parlare alle nuove generazioni - ha detto Giancarlo Biagini, figlio di un deportato morto a Mathausen - Conoscere quanto è accaduto è importante per mantenere e consolidare valori come la pace e la fratellanza tra i popoli».
cb
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