Cittadino cinese denuncia per la prima volta il proprio sfruttamento lavorativo
Il Servizio Immigrazione del Comune, in collaborazione con la Questura, ha deciso di assistere e inserire in un progetto anti-tratta in una città italiana, lontano da Prato, un giovane cittadino cinese che, per la prima volta in città, ha denunciato la ditta di connazionali dove lavorarava "a nero" in regime di sfruttamento per 1 euro all'ora. Il giovane, che in un incidente sul lavoro, a causa del malfunzionamento delle macchine ha riportato gravi lesioni e ustioni, potrà reinserirsi attraverso questo progetto in un contesto lavorativo e sociale.
Gli uffici dell'immigrazione hanno redatto denuncia penale contro i responsabili dei fatti e chiesto per lui un permesso di soggiorno per “protezione sociale”, previsto dalla legge per tutti coloro che, irregolari, denunciano situazioni di grave sfruttamento.
Ad oggi per il cittadino cinese c'è ancora l'attesa di conoscere l’esito delle indagini svolte dagli organi inquirenti e sono state anche avviate le pratiche per il riconoscimento dell’invalidità.
"Gli uffici del Servizio Immigrazione - dichiara l'assessore al ramo Giorgio Silli -hanno dimostrato di avere esperti e professionalità capaci di accogliere situazioni molto delicate e gestirle, portandole a buon fine. E’ stata fondamentale anche la collaborazione delle istituzioni tutte, che dalla ASL, alla Prefettura, la Questura, all’INAIL fino alla Procura, hanno contribuito alla realizzazione di tutti i risultati fino a qui ottenuti. Nonostante la possibilità data dalla legge italiana, è stata la prima volta che un cittadino cinese si è presentato a dichiarare, dettagliatamente, la situazione di sfruttamento nella quale si era venuto a trovare, senza nemmeno conoscere la possibilità di avere, per questo, il rilascio di un permesso di soggiorno. Anche se le indagini non sono ancora concluse, e per questo teniamo il massimo riserbo, è importante far comprendere come certe dinamiche di illegalità e sfruttamento vadano combattute anche dall’interno, dove queste si manifestano. Ognuno può e deve reclamare i propri diritti, collaborando con le istituzioni, specialmente se in gioco c’è la sicurezza e la stessa condizione di vita”.
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