L’arte di gesso in anteprima
Anteprima per la stampa, stamani a Palazzo Pretorio, della mostra L’arte di gesso , dedicata alle opere donate alla città dalla Fondazione Lipchitz di New York.
Nella cornice suggestiva del grande salone del primo piano, le 21 splendide sculture e i 43 disegni del Maestro, accompagnati da grandi fotografie, consentono di seguire, passo dopo passo, l’intera genesi della sua creazione artistica. In Palazzo Pretorio sono così riunite le testimonianze più vive, dirette e personali di un grande interprete dell’arte mondiale del ‘900: ammirare le sue sculture, restituite all’originale perfezione da un attento restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è davvero emozionante.
A presentare la mostra ai giornalisti, ma anche ad operatori turistici e appassionati d’arte, c’erano tra gli altri l’assessore alla cultura Anna Beltrame, il curatore Kosme de Baranano, il collezionista Giuliano Gori e il soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure Marco Ciatti. “E' una grande emozione rivedere di nuovo la bellezza dell'arte in Palazzo Pretorio, dopo tanti anni di chiusura – ha detto l’assessore Beltrame -. In mostra c’è una collezione unica in Italia, che consente di scoprire e apprezzare il genio di un protagonista del Novecento. Prato ha la possibilità di ripartire grazie alla cultura, è sulla cultura che è necessario investire, per valorizzare e far conoscere la vera ricchezza della città”.
L’arte di gesso sarà inaugurata venerdì 22 marzo alle 18, sarà aperta fino al 26 maggio a ingresso libero tutti i giorni eccetto il martedì, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30. Sono previste molte occasioni per approfondire la conoscenza di Lipchitz: visite guidate, laboratori per bambini, conferenze che coinvolgeranno il Pecci, il Museo Soffici di Poggio a Caiano, il Museo Marino Marini di Firenze, il Museo del Tessuto e la Camerata: tutti i dettagli su www.palazzopretorio.prato.it e sulla pagina facebook del Museo.
L’approdo a Prato delle opere di Lipchitz è il coronamento di un desiderio che la vedova Yulla espresse nel 1974, all'inaugurazione della scultura di Henry Moore in piazza San Marco: rimase così affascinata dall’accoglienza calorosa della città, da ipotizzare una possibile donazione. “Dopo molti anni – dichiara il sindaco Roberto Cenni - questa ipotesi è diventata realtà grazie alla determinazione con cui Giuliano Gori e Kosme de Baranano, storico dell’arte di livello internazionale, hanno riallacciato i rapporti tra il Comune e Hanno D. Mott, erede dello scultore. Le opere di Lipchitz rappresentano uno straordinario arricchimento delle collezioni del nostro museo, così come le tre splendide pale d’altare di Santi di Tito e Alessandro Allori, recentemente donate per lascito testamentario alla nostra città dalla contessa fiorentina Angela Riblet. Esempi che spero altri possano seguire”.
Condividi su: