Una grande risorsa dalla raccolta differenziata della frazione tessile
Si è tenuto stamani 28 maggio nel Salone Consiliare del Comune il seminario dedicato al “Protocollo d’intesa ANCI-CONAU sulla raccolta differenziata della frazione tessile”, promosso da ANCI e CONAU (Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati), con il supporto di Ancitel Energia e Ambiente. L'incontro ha fornito l'occasione di divulgare i risultati ottenuti ad un anno dalla sottoscrizione del Protocollo d’intesa tra Anci e Conau, che aderisce all’Unione Imprese di Recupero di FISE/Confindustria, e di informare i Comuni sui numerosi vantaggi, previsti dall’Accordo, di cui possono beneficiare. L’obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili e degli abiti usati in Italia, con notevoli vantaggi in termini ambientali, economici e sociali per la collettività, riducendo i costi sostenuti dai Comuni per lo smaltimento. Erano presenti il vicesindaco ed assessore all'Ambiente Goffredo Borchi, l'assessore alle Politiche per l'Energia Filippo Bernocchi, in veste di delegato Anci per l'Energia e i rifiuti e il presidente di Conau Edoardo Amerini. Sono intervenuti Karin Bolin, vicepresidente Conau, Marco Calaresu, responsabile dei Servizi pubblici locali FISE e Antonio Di Bari, Responsabile dei Servizi pubblici locali, Partecipate e Catasto di Anci.
Prato ha una tradizione secolare di raccolta degli abiti usati e della rigenerazione del tessuto per fini economici prima che ambientali ed è stato non a caso il primo distretto in Italia ad organizzare la raccolta degli indumenti. Nel 2012 Asm ha raccolto in tutto 126.839 kg di vestiti, sia attraverso il conferimento nei cassonetti bianchi per la raccolta stradale, sia attraverso la raccolta porta a porta che avviene stagionalmente. Il dato procapite è di mezzo kg per abitante. Nel 2011 i kg raccolti a Prato sono stati 123.726, nel 2010 114.304, nel 2009 118.251 e 122.325 nel 2008. Un dato in crescita, ma in realtà per una città come Prato siamo molto al di sotto della media, soprattutto se si pensa che in Germania è di circa 7 kg (in Italia circa 2 kg per abitante) . Questo culturalmente dipende anche dal fatto che il vestito usato non è concepito come un rifiuto, come hanno spiegato il presidente di Conau Amerini e la vicepresidente Bolin: il potenziale di sviluppo nel breve periodo sarebbe invece tra i 4 e i 5 kg con un più capillare sistema di raccolta (cassonetti ogni 1.000/1.500 abitanti con svuotamenti a cadenza settimanale) e una maggiore frequenza, che impedisca che i vestiti che non servono più rimangano per stagioni e anni negli armadi. «Riteniamo l'accordo molto interessante - ha detto il vicesindaco Borchi - perchè rappresenterebbe un canale in più per la raccolta degli indumenti usati da far pervenire come materia di riciclo alle tante aziende che a Prato si occupano di cardato e rigenerato. Aumentando la quantità diminuirebbero i costi della materia».
Come ha evidenziato anche Filippo Bernocchi, gli indumenti usati rappresentano un potenziale inutilizzato che rimane nei nostri armadi o che impropriamente finisce in discarica: «L'obiettivo di Anci nella sottoscrizione degli accordi con i consorzi è quello di dare innanzitutto uniformità di trattamento, anche per i consorzi non sostenuti dagli ecocontributi, come avviene appunto per la frazione tessile, in modo da poter recuperare il più possibile di quanto viene gettato - afferma il delegato Anci Filippo Bernocchi - Se la raccolta viene fatta bene la frazione tessile ha ampi margini economici che coprono tutto il ciclo del prodotto perchè è quasi del tutto recuperabile e in pratica "si ripaga da sola". Questo si traduce in posti di lavoro, perchè la selezione va fatta a mano, e in benefici economici ed ambientali per l'intera collettività».
Secondo le stime del Conau presentate stamani, in valori assoluti il consumo annuo di abiti in Italia è di 960 milioni di chili (1 kg = 3 capi), mentre la frazione tessile differenziata è di 123 milioni di chili, pari al 12% del consumo.
Dove finiscono le tonnellate che non vengono raccolte? In gran parte giacciono inutilizzate per molti anni negli armadi o finiscono nelle discariche con grave danno per l’ambiente e per i bilanci delle Amministrazioni pubbliche. La raccolta di 1 chilo di vestiti permette di ridurre l’emissione di CO2 di 3,6 kg, l’utilizzo di fertilizzanti di 0,3 kg, di pesticidi di 0,2 kg e il consumo di acqua di 6.000 litri. Il potenziale di raccolta della frazione tessile è di almeno 300.000 tonnellate all’anno per un risparmio di oltre 45 milioni di euro nei costi di smaltimento rifiuti. Il costo di smaltimento dei rifiuti si aggira oggi tra 0,15 e 0,20/€ al chilo smaltito. Considerando la raccolta di abiti usati del 2012, una provincia di circa 160.000 abitanti avrebbe un potenziale di risparmio di circa 80.000 euro nei costi di smaltimento rifiuti solo nel corso di un anno. La selezione permetterebbe il 50 % di riutilizzo diretto degli indumenti, il 15 % in pezzame per l’industria, il 30 % di recupero materia prima e solo il 5 % rappresenterebbe lo scarto.
cb
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