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Comune di Prato

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11/07/2013 14:12
Casa Bestemmie e offese ai dipendenti per avere l'assegnazione di una casa

Ancora un episodio di minacce stamani all'assessorato ai Servizi Sociali

Ancora un episodio di minacce e aggressione stamani all'assessorato ai Servizi Sociali, dove si è presentata una famiglia, babbo, mamma e due figli, per chiedere l'immediata assegnazione di un alloggio popolare: urla, bestemmie e offese contro i dipendenti che hanno bloccato il lavoro degli uffici a lungo. Il nucleo familiare, in realtà composto da 5 membri, risulta attualmente risiedere con la suocera ed è nella graduatoria in attesa di un appartamento. All'inizio l'addetta all'Ufficio casa ha tentato di spiegare che al momento non è facile sistemare un nucleo di 5 persone in un alloggio che deve risultare idoneo e che comunque la situazione sarebbe stata risolta in capo ad alcuni mesi, dovendo prima rispondere a coloro che hanno la precedenza nella graduatoria stabilita secondo i criteri di legge, a cui non si può derogare. Ma l'uomo ha cominciato ad inveire e a dare in escandescenze pretendendo subito l'assegnazione della casa e accusando il personale dell'Ufficio di fare favoritismi. La donna ha poi provato a suggerirgli di rivolgersi all'assistente sociale, ma niente da fare. L'alterco è durato a lungo, fino a che l'uomo ha prima minacciato di chiamare i Carabinieri e poi se n'è andato con la famiglia. In realtà a chiamare le Forze dell'Ordine sono stati i dipendenti dell'assessorato per sporgere denuncia contro l'ennesima irruzione: «Siamo davvero stanchi di questi episodi in cui veniamo trattati come se avessimo colpa di qualcosa - dice la dirigente Rosanna Lotti - E' un momento difficilissimo, ma noi con il nostro lavoro tentiamo appunto di trovare una soluzione per chi è più in difficoltà. Venire qui a minacciare e  afare gesti eclatanti non serve a niente: chi con civiltà è in graduatoria e aspetta l'assegnazione di una casa e degli aiuti è forse da considerare meno "furbo"? No. Noi non possiamo certo far passare avanti uno solo perchè urla di più e minaccia di incatenarsi».

cb

1025/13

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