L'assessore Silli: «Sull'immigrazione meno discorsi e pił' politiche serie»
In seguito alla proposta del vicepremier Angelino Alfano al Meeting di CL di porre a carico degli Stati di provenienza il vitto dei detenuti stranieri, l'assessore alle Politiche per l'immigrazione e membro della Commissione nazionale per l'Immigrazione Anci Giorgio Silli esprime la propria condivisione e aggiunge quanto segue:
«Non posso che essere assolutamente d’accordo con il ministro Alfano riguardo alle sue dichiarazioni di ieri inerenti i migranti che devono scontare delle pene nelle nostre carceri. Purtroppo ad oggi l’Italia si trova a dover essere ‘’accogliente a tutti i costi’’ trattandosi di una terra di confine dove sappiamo tutti molto bene quello che avviene.
Il famoso ventre molle di Europa, come l’Italia veniva infelicemente definita da più diplomatici durante la Seconda guerra mondiale, è ahimè ancora vulnerabilissimo da un punto di vista delle frontiere. Non a caso durante la famosa primavera araba gli sbarchi sono stati decine di migliaia, ed ogni anno con la buona stagione ricominciano.
Bene che l’Italia abbia accolto, bene che l’Italia sia un Paese civile che onora ogni giorno la sua Costituzione ma siamo ormai al limite. L’Europa non puo’ continuare a lavarsene le mani in una maniera che farebbe impallidire anche Ponzio Pilato.
Le carceri italiane contano ormai piu’ di un terzo di detenuti cittadini stranieri.
E’ giunta l’ora di iniziare a rimettere il conto ai loro paesi d’origine i quali dovrebbero almeno riconoscere le spese che noi sosteniamo ogni giorno. Chi viene in Italia e finisce in carcere rompe quel patto che dovrebbe essere a monte della buona immigrazione. l’Italia da sola non ce la fa piu’, urge che la diplomazia internazionale inizi una nuova stagione di patti sull’immigrazione. Se i paesi del Nord Africa non riescono ad arginare l’emigrazione ed a combattere gli scafisti e’ giusto che siano responsabili.
La politica interna, la nostra politica interna, deve essere interventista laddove ve ne sia bisogno ma non si puo’ gestire un fenomeno epocale come questo solo con fogli di via, manganello o manette. Ci vuole lungimiranza ed e’ questo il momento di iniziare realmente un nuovo percorso.
Nello specifico a Prato ancora ci domandiamo come governare il fenomeno cinese. Fino a che i governi non riusciranno a firmare un patto bilaterale ed il governo cinese non prendera’ indietro i clandestini fermati nella nostra citta’, nessuno riuscira’ mai a risolvere la questione. Fino a che non riusciremo a costruire un CIE in Toscana (che sicuramente non sara’ la panacea di tutti i mali ma aiuterebbe assai ) difficilmente potremmo gestire nel modo piu’ opportuno questo fenomeno. I tempi sono maturi: meno discorsi e più fatti, soprattutto a livello nazionale.
cb
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