Danni ambientali, clandestini e lavoro nero: sequestrato capannone a Casale
A Casale si è concentrata l'attività di controllo nel Gruppo Interforze composto da Arpat, Direzione Territoriale del Lavoro, Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, INPS e Polizia municipale che hanno eseguito un'ispezione di un edificio industriale già sede di un importante maglificio pratese ed ora affittato a ditta che vi esercita l'attività di stireria industriale e finitura di capi di abbigliamento in maglia.
"Dopo la trasmissione televisiva Piazzapulita del La7 di lunedì scorso - ha affermato l'assessore Aldo Milone - con cui finalmente siamo riusciti a far vedere all'Italia intera questo sistema di illegalità cinese che esiste nella nostra città, sono ripresi i nostri controlli che, come al solito, hanno evidenziato le medesime violazioni di leggi, ovvero lavoratori al nero, sfruttamento di clandestini ed evasione fiscale. Ovviamente non sono affatto sorpreso, nè mi sarei aspettato un'inversione di rotta da parte di questa comunità. Però noto con dispiacere che il settore del cardato e delle filature in questi ultimi anni si è ridotto drasticamente per la ben nota pressione fiscale e per il costo della manodopera, mentre non succede altrettanto nel famoso "distretto parallelo". I motivi sono ben noti e credo che sia inutile ripeterli. Proprio per queste anzidette cause, l'attività del gruppo interforze deve proseguire per ristabilire quella giustizia sociale a cui spesso e sovente sfuggono quegli imprenditori cinesi che operano nella più assoluta illegalità e impuniti".
Numerose le violazioni accertate dagli enti ispettivi intervenuti: i tecnici della prevenzione ambientale hanno riscontrato problematiche relative a scarichi di liquidi non autorizzati mentre gli Ispettori del Lavoro hanno verificato la presenza della quasi totalità di lavoratori al nero inclusi tre dei quattro clandestini presenti. La Polizia municipale ha accertato l'interferenza produttivo/abitativa dei locali in quanto tutti i vani originariamente destinati a uffici e spogliatoi erano diventati ad uso abitativo e arredati come camere da letto; realizzata abusivamente anche una cucina alimentata a metano con irregolare collegamento tramite un tubo passante da un foro realizzato nella parete divisoria tra il vano caldaia ed il magazzino. L'immobile è stato sequestrato come tutti i macchinari.
Il datore di lavoro dovrà rispondere di addebiti sia amministrativi che penali in materia ambientale ed edilizia oltre che per lo sfruttamento di lavoratori in stato di clandestinità. Ai lavoratori clandestini, dopo la completa identificazione, sono stati notificati i provvedimenti di espulsione.
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