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Comune di Prato

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06/12/2013 14:32
Silli Interventi L'intervento dell'assessore Giorgio Silli dopo le dichiarazioni del presidente della Regione Rossi

«Donare la cittadinanza italiana a priori? Sarò il primo a fare le barricate»

Per Silli la cittadinanza deve essere un punto di arrivo e non certo un punto di partenza per l’integrazione.

In seguito alle dichiarazioni del presidente della Giunta regionale Enrico Rossi sulla dare cittadinanza italiana ai cinesi di Prato, interviene l'assesore all’Immigrazione Giorgio Silli:

«Mi duole constatare che il presidente della Regione non conosca ne la nostra legge sulla cittadinanza ne  la situazione pratese ne tantomeno la normativa cinese in materia di doppia cittadinanza. Conferisco personalmente 7-8 cittadinanze a persone di etnie diverse ogni settimana. Purtroopo i cinesi sono pochissimi, meno di uno al mese, proprio in virtù del fatto che non sono interessati ad ottenere la nostra cittadinanza. Sembra che il Governo cinese non contempli la doppia cittadinanza, quindi chi acquisisse quella italiana, automaticamente perderebbe quella cinese insieme ad una serie di diritti riconosciuti dal Paese d'origine, soprattutto di tipo economico. Alla non disponibilità dei cinesi si aggiunge l'assoluta contrarietà dei cittadini pratesi, che credo abbiano sopportato fin troppo. Rossi parla poi di un asse con il ministro Kyenge in questo senso: faremo le barricate e sarò il primo a scendere in piazza se questo si verificherà. Ben vengano le cittadinanze e nuovi italiani, ma deve essere il migrante che lo vuole con tutto se stesso, non certo qualcuno che vuole fargliene dono in barba ai cittadini autoctoni. Ho ricevuto molte mail di amici neo cittadini italiani che si sono sudati la cittadinanza e che si dicono offesi da questa proposta.

Infine da appassionato di storia romana, sorrido di fronte all'esempio che Rossi ha fatto riferendosi all'Imperatore romano che naturalizzo’ molti abitanti dell’impero con la ‘’cittadinanza’’ romana, Tiberio. Sicuramente ai tempi dell'Impero romano le istituzioni avevano mezzi più persuasivi per far rispettare le regole affinche’ la societa’ fosse piu’ armonica, giusta ed integrata. Rossi ci ripensi.»

1813/13

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