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Comune di Prato

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07/01/2014 10:46
Lana Interventi L'intervento del consigliere Pdl Vittorio Lana sulle condizioni di lavoro nel "distretto parallelo" cinese

«Necessaria una norma integrativa contro lo sfruttamento dei clandestini ridotti in schiavitů nei luoghi di lavoro»

Il consigliere Pdl Vittorio Lana torna ad intervenire sulle condizioni di lavoro nel "distretto parallelo" cinese, sollecitando la previsione di una fattispecie normativa contro la riduzione in schiavitù di clandestini nei luoghi di lavoro analoga a quella contro lo sfruttamento della prostituzione.

«Dovrebbe esser chiaro a tutti, oramai, che il distretto parallelo cinese di Prato esiste, fa affari alla faccia della crisi economica e continua ad estendersi dall'originaria produzione di abbigliamento per conto terzi a quella in conto proprio e da ultimo, all'import di container di tessuti e di confezioni dalla Cina, destinati ai magazzini all’ingrosso dei macrolotti industriali.
E non solo. Gli operatori economici di Chinatown stanno risalendo, a falcate, la prima parte della filiera considerata, fino a ieri, fortino inespugnabile del distretto storico cullatosi su quel know how che, secondo le valutazioni degli addetti, avrebbe dovuto dare qualche vantaggio sugli asiatici.

E quì stà la nota dolente, giacché, il gap tecnologico viene rapidamente colmato, le nostre imprese chiudono, quelle cinesi continuano a crescere con decine di tessiture di macchine circolari, stirerie, lavanderie che praticano prezzi stracciati, come quelli di rifinìzioni di tessuti da € 0,40 al metro, contro € 1,4 e consegne entro 24 ore, festivi compresi, rispetto ai 10 giorni di quelle nostrane, alle quali furono negati o non intesero stringere, per tempo, accordi di joint-venture.

Tutti segnali inequivocabili del rapido declino del distretto storico, cui sta subentrando quello parallelo cinese, col suo fardello di irregolarità in materia di sicurezza delle persone e dei posti di lavoro, impiego di lavoratori al nero e di clandestini, mancato pagamento delle imposte erariali e locali, irregolare utilizzo di money transfer per le rimesse all’estero, infine di morti, in un clima di omertà e soggezione che ostacola persino l’identificazione di vittime.

Il Sindaco Cenni, da diverso tempo, segnala la possibile presenza di organizzazioni dietro lo sfruttamento schiavista di clandestini, il gioco d’azzardo ed il riciclaggio money transfer, ma non dovrebbe essere la sola voce a levarsi contro il fenomeno, dato che in ampi territori del Paese si assiste, da un paio di decenni, all’imperversare del caporalato, oggetto di reiterate trasmissioni TV dai campi di raccolta dei prodotti mediterranei, dai luoghi di lavoro, da osceni dormitori e tendopoli.

Ebbene, il Governo, con il collegato alla legge di stabilità ha pensato bene di incrementare le sanzioni sul lavoro nero che colpirà i datori di lavoro scorretti, ma saranno pannicelli caldi per i prestanome, le imprese apri e chiudi, il caporalato ed i relativi soggetti economici occulti.

Ci si chiede, perciò, se non sia giunto il tempo di integrare la norma punitiva con la previsione della fattispecie “sfruttamento dei clandestini ridotti in schiavitù sui luoghi di lavoro”, in analogia allo sfruttamento della prostituzione, in modo tale da operare quella drastica distinzione tra lecito e crimine organizzato, senza la quale non si andrà proprio da nessuna parte, a Prato, come altrove.

A meno che il legislatore non ritenga, ancora, che i primi, in dispregio art. 1 Costituzione, siano meritevoli di minori tutele delle ragazze/i che, la notte, riempiono di luccichii vie ed angoli delle nostre città. Altro che il pur auspicabile incremento di controlli ed organici controllori».

cb

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