ĢIl controllo del territorio va garantito con forze di livello adeguato contro reati e degradoģ
Sui problemi dello sfruttamento della manodopera clandestina, dell'illegalità e della sicurezza urbana interviene il capogruppo di Nuovo Centrodestra in Consiglio comunale Carlo La Vigna.
«Il problema della sicurezza urbana e dell’illegalità coinvolge, come noto, sempre più i cittadini che si vedono, loro malgrado, vittime di comportamenti antisociali ovvero di microcriminalità, di inciviltà, di alcolismo, di vandalismo, di abusivismo e di ogni forma di degrado, ma ancor di più, sono vittime di un rallentato sviluppo economico e sociale legato anch’esso alla criminalità, in questo caso più strutturata, che incide negativamente sugli equilibri di mercato e sulle regole della libera concorrenza con inevitabili riflessi negativi sul loro stesso sviluppo sociale e lavorativo.
Dunque, la sicurezza urbana e il rispetto della legalità è un diritto dei cittadini che espone in primo piano la responsabilità dei loro rappresentanti politici.
Ho seguito il “botta e risposta” tra il sindaco Cenni e il suo assessore alla sicurezza, così come le polemiche del PD attraverso Di Rienzo e Mosca. Affermazioni mediatiche, a mio avviso, con finalità diverse dalla volontà di risolvere i problemi, altrimenti la discussione sarebbe stata promossa dai rispettivi partiti in ambito istituzionale quale il Consiglio Comunale. In ogni caso i contenuti espressi sono stati molto deludenti.
In merito al possibilismo del sindaco Cenni di “realizzare delle case vicino ai capannoni perché è così che i cinesi sono abituati a vivere e lavorare” mi sono già espresso negativamente con il mio gruppo consiliare. Aggiungo solo che il rispetto della legalità vuol dire anche rispettare le nostre leggi in tema di urbanistica e di lavoro che sono l’espressione dell’evoluzione della nostra cultura, ovvero regole di vita frutto spesso di lotte sociali e sindacali le quali non possono essere vanificate per integrarci (NOI?) con la cultura cinese: un vero processo d’integrazione deve invece condurre le etnie diverse dalle nostre ad adeguarsi, con consapevolezza e crescita culturale, ai nostri usi e costumi.
La città di Prato è in fondo alle classifiche nazionali in tema di sicurezza, a mio avviso, non unicamente per le scarse risorse umane e materiali disponibili, piuttosto per la presunzione di poter affrontare fenomeni criminali complessi, a prescindere dall’adeguatezza delle forze disponibili.
Infatti dovrebbe esser noto, almeno agli addetti ai lavori, che gli strumenti operativi d’intervento sono di vari livelli e ciascun livello, oltre a perseguire l’ottimizzazione delle risorse disponibili deve prestabilire il conseguimento di obiettivi naturalmente “a portata” del livello stesso.
Il primo livello di sicurezza da garantire ai cittadini è il cd “controllo del territorio” da parte di tutte le forze di polizia (a competenza locale e nazionale) attraverso specifici piani di coordinamento. Un controllo teso a contrastare i reati predatori e ogni forma di degrado. A tale scopo non servono certamente i presidi invocati da Di Rienzo, perché questi ultimi, in momenti di crisi finanziaria, rappresentano solo dispersione di risorse. Serve invece una presenza costante, nei quartieri cittadini, di operatori di Polizia a diretto contatto con la popolazione in un quadro di “sicurezza partecipata” nel filone della “polizia di prossimità” (Carabiniere, Poliziotto, Vigile di Quartiere).
A Prato, ostinatamente, si è voluto utilizzare le forze di primo livello, sacrificandone gli scopi e perseverando nell’abbandono di interi quartieri, per affrontare una lotta impari contro l’illegalità cinese organizzata purtroppo con prevedibili scarsi risultati tanto da indurre, a guerra ormai persa, a piangersi addosso invocando la carenza di uomini.
A nulla è valso neppure la tragedia del Macrolotto e l’opportunità di partecipare ad un tavolo ad hoc per Prato, presieduto dal Ministro dell’Interno, per perseguire l’immediata costituzione ed impiego di una task force, questa volta di proporzioni adeguate a contrastare il fenomeno, così come da me invocato e auspicato in Consiglio Comunale.
Altra considerazione merita invece la polemica, fine a se stessa, sui permessi di soggiorno ai cinesi clandestini. Evidentemente i vari commentatori politici non si sono neanche resi conto di che cosa si stesse parlando; da qui il classico coro, trasversale, del “NO ai permessi di soggiorno” quasi come se si trattasse di una sanatoria.
I permessi di soggiorno per motivi di protezione sociale invece, rappresentano un fondamentale e valido strumento di contrasto alla criminalità organizzata già disciplinato efficacemente dal Ministero dell’Interno con circolare del 28 maggio 2007; uno strumento a disposizione, naturalmente, degli apparati di polizia di secondo livello ed oltre, per mirate finalità di P.G».
cb
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