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Comune di Prato

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27/01/2014 12:48
Borchi Cerimonie La cerimonia stamani nella rinnovata piazza S.Maria delle Carceri, con i rintocchi de La Risorta di Palazzo Pretorio

Nella Giornata della Memoria una corona d'alloro per ricordare la deportazione degli ebrei e degli operai pratesi dopo lo sciopero generale del marzo 1944

Il vicesindaco Borchi: «I gravi episodi di razzismo di questi ultimi giorni ci dicono di non abbassare la guardia sulla necessitą di ricordare questa tragedia e di trasmettere il messaggio alle giovani generazioni».

Si è svolta stamani nella rinnovata piazza Santa Maria delle Carceri la cerimonia per la Giornata della Memoria, che ogni anno dal 2005 ricorda il 27 gennaio 1945, data in cui l'esercito sovietico spalancò i cancelli di  Auschwitz aprendo gli occhi del mondo sull'orrore dei campi di sterminio. Alla celebrazione erano presenti le autorità civili, religiose e militari della città, l'Associazione nazionale ex deportati, l'Associazione nazionale partigiani, le associazioni combattentistiche e d'arma, rappresentanti della giunta e del consiglio comunale di Prato e i Gonfaloni dei Comuni dell'area e della Provincia: in memoria della tragedia della Shoah e delle centinaia di lavoratori pratesi che vennero deportati in seguito allo sciopero generale del marzo 1944 è stata deposta una corona d'alloro da parte del prefetto Maria Laura Simonetti, dal vicesindaco Goffredo Borchi, del presidente del Consiglio provinciale Giuseppe Maroso, del presidente di Aned Giancarlo Biagini, del consigliere della Comunità Ebraica di Firenze Mario Fineschi, del sindaco di Cantagallo Ilaria Bugetti, dell'assessore alla Cultura di Poggio a Caiano Giacomo Mari e del presidente del Consiglio comunale di Montemurlo Giuseppe Forastiero. La cerimonia è stata accompagnata dai rintocchi della campana di Palazzo Pretorio La Risorta in memoria delle vittime della deportazione. La corona d'alloro è stata deposta davanti alla copia della lapide commemorativa che si trovava affissa al Castello dell'Imperatore e che sarà riposizionata sulla mura del monumento al termine dei lavori di pavimentazione della piazza per la sua pedonalizzazione. Proprio nella Fortezza vennero infatti rinchiusi i tanti operai rastrellati dai nazisti e dai fascisti nelle fabbriche, per strada e nelle abitazioni in attesa di essere trasportati alla Stazione di Firenze, dove vennero caricati su quelle tradotte tedesche che si potevano aprire solo dall'esterno. Destinazione la Germania nazista. Un viaggio senza ritorno per la maggior parte di loro verso i campi di lavoro e sterminio come Ebensee e Mathausen. Solo 20 riuscirono a tornare dai propri cari a Prato. Proprio a loro e al senso della loro vita e del loro sacrificio erano dedicate le parole del vicesindaco Goffredo Borchi, che nella sua orazione ha voluto far riferimento ai gravi fatti di antisemitismo avvenuti appena due giorni fa a Roma, quando delle teste di maiale sono state recapitate in dei plichi alla sinagoga e all'ambasciata israeliana: «Tutte quelle persone che sono state catturate e deportate non avevano alcuna colpa, si erano solo trovate al posto sbagliato nel momento sbagliato - ha detto Borchi - Non bisogna mai abbassare la guardia sulla necessità di ricordare quella tragedia, perchè non si ripeta. I gravissimi episodi avvenuti in questi giorni ci dicono che l'impegno di tutte le istituzioni e della società civile deve essere massimo nelle famiglie e nelle scuole per dire no all'odio razziale e all'antisemitismo». Al termine del suo intervento Borchi ha letto la poesia che apre "Se questo è un uomo" di Primo Levi, che incita appunto a pensare, ogni giorno, "che questo è stato". La parola è poi passata a Don Luigi Milesi in rapresentanza della Curia Diocesana e a Mario Fineschi, che ha letto il Salmo 146 della Bibbia.

cb

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