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Comune di Prato

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06/02/2014 13:46
Sicurezza La dichiarazione dell'assessore

Violazioni dei diritti dei lavoratori, Milone replica alla CGIL

L'assessore: "Purtroppo si vuole continuare ad ignorare questo fenomeno e a consentire che in questa cittą avvenga, in disprezzo delle leggi e dello Statuto dei lavoratori, lo sfruttamento dei clandestini e del lavoro nero"

A proposito delle dichiarazioni a mezzo stampa del sindacato CGIL circa una recente operazione di contrasto all'illegalità del distretto parallelo, l'assessore alla Sicurezza Aldo Milone dichiara quanto segue:

"Leggendo la nota della CGIL in merito al maxisequestro di rotoli di tessuti, effettuato dalla Guardia di Finanza e a quello dei 900 capi di abbigliamento, tra l'altro fatto dalla Polizia municipale, sono rimasto basito perché il sindacato indica come quella sia la strada giusta da seguire nei controlli affermando, inoltre, che si è fatto in due giorni quello che è stato fatto in 10 anni.

Premetto che, un po' come è successo con l'incendio di via Toscana quando tutti si sono meravigliati che c'erano dei dormitori all'interno dei capannoni, questi sequestri di tessuti sono stati fatti anche, e molti, prima del 1° dicembre, così come quello degli abiti. Forse la CGIL non ha avuto modo di leggere queste notizie e se è interessata posso fornire i dati. La cosa che mi sorprende di più è quando afferma che i controlli nei capannoni, al cui interno emergono situazioni disastrose come le scarse condizioni igienico-sanitarie, lo sfruttamento dei clandestini e dei lavoratori al nero, sono superflui o inutili.

Quindi devo dedurre che neanche i morti del 1° dicembre, così come l'incendio dell'immobile ad Osmannoro, abbiano fatto comprendere alla CGIL cosa avviene in quelle strutture, soprattutto per quanto riguarda la violazione dei diritti delle persone e dei lavoratori. Purtroppo si vuole continuare ad ignorare questo fenomeno e a consentire che in questa città avvenga, in disprezzo delle leggi e dello Statuto dei lavoratori, lo sfruttamento dei clandestini e del lavoro nero. Forse dobbiamo aspettare altri morti perché si comprenda appieno cosa succede e come vivono nei capannoni?"

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