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Comune di Prato

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24/02/2014 17:15
Cenni Sindaco La riflessione del primo cittadino a seguito delle dichiarazioni del Prof. Bernardo Secchi

"Impropria e diseducativa l'esaltazione del Macrolotto zero"

Roberto Cenni: "Come può quella fraintesa malsana vivacità offrire una lezione alle imprese che nel rispetto delle regole hanno fatto la storia economica della città sopravvivendo a mille difficoltà burocratiche, fiscali e commerciali?"

A seguito di recenti dichiarazioni rilasciate dal Prof. Bernardo Secchi, il sindaco Roberto Cenni afferma quanto segue:

"Talvolta si resta attoniti di fronte a dichiarazioni rilasciate da persone stimate e dotate di grandi qualità professionali. Purtroppo in merito alle dichiarazioni rilasciate dal Prof. Bernardo Secchi, di fronte all'assenso del candidato sindaco Matteo Biffoni, su Macrolotto zero e Chinatown ritengo necessarie alcune puntualizzazioni.

Ritengo impropria e diseducativa l'esaltazione dell'attività, che affascina così tanto Secchi, delle aziende di pronto moda cinese e del grande incontrollato flusso migratorio presente in quell'area. Non vedo alcun fascino in quei vecchi capannoni adibiti prima a tessitura, orditura o attività artigianali, trasformati in luoghi di lavoro assolutamente incivili, che hanno portato Prato indietro di centinaia di anni invece di proiettarci verso il futuro. Non vedo come tra loculi, promiscuità di residenza e lavoro, presenza di minori, uso indiscriminato di bombole di gas GPL e ambienti malsani e insicuri, si possa considerare quello un luogo della differenza e della diversità.

Se questa sua esaltazione di differenza e diversità vuol dire accettare ed esaltare un'economia che basa la propria ragione di vita esclusivamente sul non rispetto delle regole e della dignità umana, sulla trattazione di persone come schiavi, sull'obbligarli a vivere con le famiglie in ambienti così degenerati, fondando la propria economia sulla completa evasione di ogni tributo di lavoro, fiscalità e imposte locali, anziché capire che non c'è alcuna possibilità di compenetrazione e compartecipazione senza aver prima risolto tutte le questioni che riguardano i diritti e i doveri civili, siamo davvero lontani dal trovare una valida soluzione urbanistica e sociale.

Secchi sembra piuttosto sbarcato da un'astronave aliena. Rimango anche sorpreso di come quella fraintesa vivacità dovrebbe, a suo dire, offrire una lezione alla città e alle imprese che hanno costruito Prato nella sua storia economica. Credo di ben interpretare il senso di sconforto che le imprese tutt'ora vivono in una situazione di difficoltà insormontabile, imprenditori e lavoratori, tra gli sforzi per poter sopravvivere alla burocrazia, al trovare il lavoro e all'adempiere ad ogni imposizione fiscale, sentendosi prendere ad esempio la vivacità di un distretto economico che ha fatto di ogni genere di evasione e di illegalità la propria ragione di esistere. Quale tipo di messaggio manda ai pratesi: invita a fare come i cinesi? Sono loro l'esempio da seguire per sviluppare il futuro della nostra città? È davvero affascinante il modo nel quale hanno trasformato il quartiere, così come l'aveva programmato il nostro architetto?

Non so se siamo di fronte ad una propaganda elettorale che prende il sopravvento sulla necessità di buon senso, ma credo che sarebbe più semplice prendere atto di come quella che poteva essere una soluzione accettabile per il Macrolotto zero degli anni 80 oggi, con quel flusso migratorio e le sue conseguenze, è invece diventata. Ed è sotto gli occhi di tutti, sia di chi li vuol tenere chiusi, sia di chi è costretto ad aprirli.

Ci vorrebbe di contro più rispetto per chi vive e lavora in quei quartieri ed è costretto a misurarsi ogni giorno con quella realtà. Ed è un obbligo per qualunque amministrazione avrà l'onere e l'onore di guidare la città per i prossimi 5 anni di prendersi cura di tutte le conseguenze di un piano regolatore e di un flusso migratorio sottovalutato e incontrollato per garantire efficaci soluzioni.

Inspiegabile è anche il commento dell'insigne urbanista sul centro storico. Perché appare evidente come il problema sia recuperare le aree purtroppo degenerate, che rendono alcune zone difficilmente frequentabili e godibili. Il centro di una città e in particolar modo di un capoluogo è di per sé il punto di riferimento di tutto, dove ognuno può ritrovarsi e sentirsi a casa sua, nel reciproco senso di ospitalità. Cittadini pratesi, di comuni limitrofi o da qualunque parte del mondo ciascuno arrivi. È perciò una casa di tutti e non la casa solo di qualcuno, o dei poveri o del ceto medio, come afferma Secchi.

Su questo tema continuo a chiedere a tutti gli organi e di Stato e di Governo la necessità di dotate Prato di tutti gli uffici amministrativi, in particolare quelli sottostimati come Questura e Tribunale, delle risorse umane necessarie. Perché anche Prato, come la Leopolda di Firenze, merita grande e profonda attenzione".

mc

262/14

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