Il Museo e le sue collezioni attraverso oltre due secoli
La storia del Museo inizia nel 1788, quando il Granduca di
Toscana Pietro Leopoldo di Lorena propone di raccogliere nel
Palazzo Comunale un primo nucleo di dipinti provenienti dai
monasteri e dagli oratori soppressi dal vescovo Scipione de' Ricci,
con l'intento illuminista di educare all'arte i giovani della
Scuola comunale del Disegno. La pinacoteca civica nasce però
solo 70 anni dopo, grazie alla tenace volontà di Cesare
Guasti, personalità cruciale nella cultura pratese di quegli
anni, e del fratello Gaetano, futuro sindaco della città.
La prima galleria d'arte viene infatti allestita nel 1858
in due sale del Palazzo Comunale; è composta da 35
opere, tra le quali i polittici di Giovanni da Milano e Bernardo
Daddi, la
Madonna della Cintola e la
Madonna del Ceppo di Filippo Lippi, la pala dell'Udienza
di Filippino.
Tra il 1866 e il 1900 la collezione si arricchisce, grazie a
ulteriori acquisizioni e alle prime donazioni. Negli spazi
espositivi di Palazzo Comunale, nel frattempo ampliati e
riorganizzati, arrivano ad esempio la predella con le storie della
Cintola di Bernardo Daddi, la
Natività di Filippo Lippi e, dallo Spedale
Misericordia e Dolce, la collezione Martini con un consistente
nucleo di dipinti del Seicento e Settecento.
Verso la fine del XIX secolo si affaccia l'idea di demolire
Palazzo Pretorio; si decide per fortuna di ristrutturarlo e
destinarlo a nuova sede della galleria comunale, che viene
inaugurata il 27 aprile 1912. Il primo allestimento è di
Roberto Papini, che cura anche il catalogo della collezione. I
lavori di restauro del palazzo proseguono fino agli anni Venti e la
collezione continua ad arricchirsi. Nel 1928 per iniziativa di
Angiolo Badiani è ad esempio affidato al Museo in deposito
statale un primo nucleo di modelli in gesso dello scultore pratese
Lorenzo Bartolini. Mostre ed esposizioni si susseguono fino al
1940, quando il Museo viene chiuso a causa della guerra e le opere
sono spostate in luoghi più sicuri, come la Villa Medicea di
Poggio a Caiano.
La successiva riapertura è del 1954, con
l'allestimento curato da Giuseppe Marchini insieme a Silvestro
Bardazzi: resterà sostanzialmente immutato fino al 1997. Tra
le mostre organizzate in questo periodo, due soprattutto meritano
di essere ricordate: quella del 1955 curata da Federigo Melis sugli
straordinari documenti dell'archivio Datini, inaugurata da due
presidenti della Repubblica, il neo eletto Giovanni Gronchi e
l'uscente Luigi Einaudi; e la prima grande mostra dedicata a
Lorenzo Bartolini nel 1978, a cura di Anna Maria Petrioli Tofani ed
Ettore Spalletti.
Una nuova fase si apre negli anni Ottanta con
l'inventariazione delle raccolte e la nomina della conservatrice
Maria Pia Mannini e poi del direttore Alessandro Pasquini. Nel
gennaio 1998 il Museo chiude e inizia il complesso intervento di
restauro di Palazzo Pretorio. I capolavori del Trecento e del
Quattrocento vengono esposti al Museo di pittura murale in San
Domenico, alcuni dipinti vanno ad arricchire la quadreria di
Palazzo Comunale, molte altre opere sono collocate nei depositi.
Negli anni successivi, mostre sui tesori della collezione vengono
organizzate in Giappone, a Barcellona, a Parigi.
Mentre si concludono i restauri e la riprogettazione del museo, la collezione si arricchisce: nel 2010 con l'acquisto del Crocifisso di Filippino Lippi; nel 2011 con la donazione Lipchitz e nel 2012 con le pale di Santi di Tito e Alessandro Allori donate da Angela Riblet.
Nel 2013 riapre Palazzo Pretorio: a marzo con la mostra L'arte di gesso dedicata a Lipchitz, e a settembre con Officina pratese. Da Donatello a Lippi , la prima grande mostra sul Rinascimento a Prato.
Ad aprile 2014 si inaugura finalmente il nuovo allestimento del Museo curato dagli architetti Adolfo Natalini, Piero Guicciardini e Marco Magni.
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