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Comune di Prato

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01/12/2014 17:45
Lavoro Oggi nell'anniversario della tragedia del Teresa moda la presentazione dei dati del primo trimestre del nucleo regionale di controllo

Un anno dopo il rogo di via Toscana ancora dormitori, ma in regola un'azienda su tre

Il sindaco Biffoni e il presidente Rossi: ĞUn passo avanti importante per andare a colpire chi non vuole stare alle regole e al contempo aiutare chi lavora nel rispetto delle normeğ
Ottancinque dormitori e sessantatre cucine abusive saltate fuori durante gli ultimi controlli, diciassette depositi di bombole a gas, 184 impianti elettrici fatiscenti e più di duecento macchinari non in regola. Nella grande sala consiliare del palazzo comunale di Prato scorrono i numeri di tre mesi di ispezioni, da settembre a novembre, messe in atto dai tecnici per la sicurezza assunti dalla Regione: settantaquattro neo ispettori che hanno rinforzato gli organici di quattro Asl, in particolare quella di Prato.

Sono numeri che raccontano che molto ancora non va nelle 7.700 imprese cinesi a rischio censite in tutta l'area metropolitana Da Firenze a Prato, da Pistoia ad Empoli ne sono state controllate 859 in questi tre mesi: 77 hanno ricevuto il cartellino giallo, ovvero solo qualche prescrizione. Per 396 alla prescrizioni, più o meno gravi, si sono sommate informative di reato e sessantadue aziende sono state chiuse o sequestrate. Per loro cartellino rosso. Novantatre non esistevano più e all'arrivo degli ispettori sono state trovate chiuse.

Ma 242, praticamente una su tre di quelle dove gli ispettori della Asl sono entrati, erano in regola. E questo lascia ben sperare per il futuro, anche perché altre aziende, raccontano i tecnici, si stanno mettendo in regola e in centosessanta hanno sottoscritto o stanno sottoscrivendo il patto per il lavoro sicuro. L'altra idea, messa in campo assieme ai controlli, per fare emergere e regolarizzare le aziende volenterose. Due dati che stanno particolarmente a cuore al presidente della Toscana Enrico Rossi. E lo sottolinea più volte davanti ai giornalisti nella conferenza stampa che ha preceduto le iniziative organizzate dal comune di Prato nel primo anniversario dal rogo della Teresa Moda, l'incendio in cui il 1 dicembre 2013 morirono sette operai cinesi. Che lì lavoravano, ma anche vivevano.

“Se quasi un'azienda su tre è stata trovata in regola vuol dire che nella notte in cui tutte le vacche sembrano bigie, alcune sono anche chiazzate” commenta Rossi. Una risposta ai tanti luoghi comuni, anche “a quelli facili che vorrebbero che dopo un anno non è successo niente”. “E' successo invece – ripete Rossi -, anche se non possono bastare pochi mesi per verificare gli effetti dell'azione messa in campo”. Una risposta anche “a chi individua in un popolo la causa di tutti i mali”, siano essi i Rom o i cinesi di turno. “Perchè si può essere per la legalità – dice Rossi - , ma anche per l'integrazione: per chi naturalmente rispetta le regole".

“Quello che è accaduto il 1° dicembre 2013 ha colpito violentemente la città di Prato – sottolinea il sindaco di Prato Matteo Biffoni nel fare gli onori di casa. Quell'incendio ha segnato il “punto di non ritorno per una comunità che ha fato del lavoro quasi una religione laica”. “Ma sono convinto – spiega - che la strada intrapresa in questi mesi ci permetta di ottenere risultati concreti per combattere l’illegalità e tutelare la sicurezza sul lavoro”. “I risultati di questi primi mesi – aggiunge - segnano un passo avanti importante, finalmente ci si muove per andare a colpire chi non vuole stare alle regole e, al contempo, per aiutare chi lavora nel rispetto delle norme. Grazie al lavoro congiunto con la Regione, le forze dell’ordine, le associazioni di categoria, i sindacati, i professionisti sono convinto che riusciremo a ottenere risultati concreti”.

Su 859 imprese cinesi controllate in tutta l'area vasta metropolitana da settembre fino a novembre, oltre un terzo – 316 – sono pratesi. Poco meno sono state visitate a Firenze. Quasi duecento sono stati i controlli ad Empoli e una cinquantina a Pistoia.

“Prato è evidente che vive la situazione più grave e complicata” sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi. Su sessantadue ditte chiuse o sequestrate, 48 sono pratesi. Solo 58, un po' meno di una su cinque, sono risultate perfettamente in regola. In 251, comprese le aziende chiuse, hanno ricevuto un avviso di prescrizione.

Da novembre il progetto è entrato a regime ed ha iniziato a viaggiare a piena velocità. Nel mese appena passato sono state circa dieci le aziende controllate ogni giorno. E a questo ritmo si proseguirà fino al 2016, quando tutte e 7700 le aziende a rischio censite, circa quattromila solo a Prato, saranno controllate.

Durante la conferenza stampa che ha aperto in palazzo comunale a Prato le iniziative per l'anniversario del rogo delal Teresa Moda, il procuratore generale della Corte di appello di Firenze, Tindari Baglione, era stato chiaro: “Le autorita cinesi, console e ambasciatore, devono fare la loro parte”. “L'integrazione vale per tutti – si era soffermato - e a tutti, cinesi o non cinesi, si applica il diritto alla condizionale o l'affidamento ai servizi sociali. Ma dopo una, due o tre volte, soprattutto quando si tratta di reati gravi come l'associazione a delinquere o mafiosa, la repressione deve essere forte”.

Un passaggio condiviso e apprezzato dal presidente Rossi. “Senza certezza della pena – dice – la forza del progetto messo in campo con l'assunzione di questi giovani settantaquattro ispettori animati da grande entusiasmo perderebbe sostanza”.

«I sette operai cinesi scomparsi nel rogo della fabbrica bruciata un anno fa sono morti di illegalità – fa eco il procuratore capo facente funzioni di Prato, Antonio Sangermano - Il primo dovere è il rispetto della legge e non esiste un “sistema Prato” in senso negativo, ma un “sistema Toscana" in senso positivo, per come ha saputo reagire compatta». “Ai controlli effettuati dal nucleo regionale si aggiungono i 1.358 fatti dal Gruppo Interforze nel 2014 – annota il prefetto di Prato Maria Laura Simonetti, –: uno sforzo poderoso con effetti non solo sanzionatori e repressivi, ma anche a tutela dell’economia legale, che agisce seguendo le regole”

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