Individuate due aree di trattamento degli inerti a Prato, buone notizie per la Varvarito, le aziende di frantumazione e centinaia di lavoratori
Sono due le aree lungo la A11 individuate da Comune, Provincia e Regione sul territorio comunale pratese da destinare ad impianti di trattamento dei rifiuti inerti non pericolosi, in particolare provenienti dall'edilizia e dalle escavazioni: la prima di 19 ettari a nord ovest del casello autostradale Prato ovest, fra la Firenze-mare e la Declassata, a Casale al confine con Agliana, e la seconda di 9 ettari , su viale Manzoni, a nord del Macrolotto 1 delimitata dalla prima Tangenziale, dall’Autostrada e dall’Asse delle industrie, a Iolo.
Una buona notizia quindi per quelle aziende di movimentazione terra a Prato, come la Varvarito, e per i loro dipendenti, che come è noto hanno rischiato di chiudere e di mandare a casa gli operai, nonostante il lavoro non mancasse, proprio perchè non c'era un'area idonea ad ospitare lavorazioni di questo tipo. L'intesa preliminare per la variante al Piano strutturale e al Regolamento urbanistico del Comune e al Piano Territoriale di Coordinamento, firmata proprio stamani dal sindaco Matteo Biffoni e dall'assessore regionale all'Urbanistica Anna Marson, è stato illustrato stamani dall'assessore all'Urbanistica Valerio Barberis: «Praticamente in tempi record sono state individuate le aree più idonee da destinare a questo uso, tenendo conto della lontananza dagli insediamenti abitativi e della tutela del paesaggio, trattandosi di attività non inquinanti ma impattanti - ha spiegato Barberis - fin dal nostro insediamento ci siamo occupati della questione, soprattutto per le ricadute sul lavoro, e non è stato facile organizzare una conferenza dei servizi con tutti gli enti coinvolti per individuare le zone e dare il via al percorso. La politica ha fatto insomma la propria parte dando risposta alle esigenze manifestate dal mondo imprenditoriale». La Conferenza dei Servizi, per avviare l'Accordo di Pianificazione, si è conclusa il 21 gennaio ed ha coinvolto Arpat, Usl, Autorità di Bacino, Consorzio di Bonifica, Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici ed archeologici, Publiacqua, Snam, Terna. Come ha spiegato Barberis, per la scelta delle aree sono stati utilizzati criteri tecnici, valutando appunto i siti privi di vincoli idrogeologici, ambientali e paesaggistici e compiendo su ogni sito uno studio approfondito a cui hanno contribuito tutti gli enti coinvolti. Tra le ipotesi inizialmente vagliate anche Mazzone e il Calice.
La destinazione d'uso dei terreni passerà da agricola a Servizi tecnologici: entro il 30 novembre di quest'anno si dovrà concludere l'Accordo di pianificazione, osservazioni comprese, con l'allineamento dei rispettivi strumenti urbanistici. Subito dopo la parola passerà ai privati proprietari delle aree e alle aziende di frantumazione. Fino a quel momento sarà prorogata la permanenza provvisoria di Varvarito lavori a San Giorgio a Colonica. L'intricata vicenda è nota dal 2012, a partire dallo sfratto esecutivo sull'area inizialmente occupata dall'azienda vicino al casello austradale di Prato est, poi l'ipotesi di trasferimento a Viaccia, suscitando le proteste dei residenti, infine la collocazione temporanea a San Giorgio a Colonica, con la regia di Comune, Provincia e Prefettura per salvaguardare i posti di lavoro, in un terreno di proprietà dell'azienda, che però è a destinazione agricola. Il problema del deposito e del trattamento degli inerti non riguarda comunue grosse aziende come Varvarito, ma anche aziende edili e di minori dimensioni, perchè molto spesso i materiali di scavo o provenienti da demolizioni-costruzioni finiscono impropriamente nei fossi e nei terreni liberi creando discariche abusive.
cb
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