Capitale italiana della cultura, Mangani: "Polemica fuorviante"
“Sulla questione della candidatura a capitale italiana della cultura, mi sembra opportuno replicare all’ennesimo ‘riassunto di Roberto Cenni’, che è fuorviante”.
Così interviene l’assessore alla Cultura, Simone Mangani, in risposta alle polemiche sulla mancata candidatura di Prato al bando per la scelta della capitale italiana della cultura per gli anni 2016 e 2017, dal quale sono uscite vincitrici le città di Mantova e Pistoia.
L’assessore elenca alcuni fatti. Il primo: “In consiglio comunale non ho fatto polemica alcuna. Ho detto che l’amministrazione, nel mese di novembre 2015, ha messo per la prima volta tra i suoi obiettivi del bilancio pluriennale la predisposizione della candidatura a capitale italiana della cultura. ‘Per la prima volta’ significa ‘per la prima volta’. Punto. Quindi fare polemica, da parte di chi c’era nel 2013 mentre scadeva il bando per le candidature di città italiane a capitale europea della cultura 2019, che ha poi attribuito la prima designazione di capitale italiana della cultura 2015, mi pare decisamente curioso”. Mangani, inoltre, ricorda che Cenni non ha aperto bocca in consiglio comunale. “Ne deduco”, sottolinea, “che non reputi il consiglio comunale, dove siedono 33 eletti a suffragio universale, il luogo giusto per discutere con l’amministrazione”.
In seconda battuta, l’assessore Mangani ricorda che
“sono state ben quattro le amministrazioni comunali hanno
concorso alla riapertura del Pretorio (chiuso per 17 anni). Quindi
o Cenni è stato Sindaco per 17 anni – ma non mi sembra
- oppure non è stato il solo ad investire in un obiettivo
strategico per la Città. Il Pretorio è nel 10% dei
musei civici più visitati della Toscana e Officina pratese
(bellissima mostra) è costata 1,4 milioni di euro. Non
rileva che Synchronicity sia costata un decimo di tale somma, ma
serietà vorrebbe che si affermasse senza timore che 1,4
milioni di euro non è un budget che possa essere stanziato
per ogni evento espositivo del nostro Museo”
L’assessore Mangani replica anche sulle affermazioni di Cenni rispetto al Centro per l’arte contemporanea Pecci. “Che il Pecci potesse essere inaugurato nell’aprile 2014 è un’affermazione non commentabile”, afferma l’assessore. “Ad aprile 2014 era concluso, ma non collaudato, solo ed esclusivamente il guscio della - per me, strepitosa - struttura disegnata da Maurice Nio. Ricordo che il progetto Nio fu donato da Elena Pecci durante la legislatura di Marco Romagnoli. Se fosse stato possibile inaugurare il nuovo Pecci ad aprile 2014, considerato il numero di nastri tagliati per il solo Pretorio, Cenni non avrebbe esitato un secondo”.
Sempre a proposito del Pecci, Mangani ricorda che il Centro
aprirà il 16 ottobre 2016, a conclusione delle gare bandite
da questa amministrazione, grazie allo sforzo ulteriore messo in
campo da Regione Toscana e Comune di Prato, pari a 3,5 milioni di
euro di investimenti, per il restauro conservativo del vecchio
edificio di Gamberini e per la risistemazione degli esterni”.
Mangani sottolinea, inoltre, che “mentre i cinque anni
dell’amministrazione precedente sono passati invano, questa
amministrazione ha risolto in un anno e mezzo la questione della
proprietà della collezione del Museo, questione aperta nel
febbraio 2006 (una “sciocchezza” da 1,3 milioni di
euro, risolta senza versare un euro in più). Oggi, la
collezione è del Comune”.
Riguardo al Settembre pratese, Mangani sottolinea che
“il confronto tra il Settembre 2015 - concerti in Piazza
Duomo - e le edizioni precedenti, fosse solo per il numero di
spettatori e senza entrare nel merito della programmazione,
è sotto gli occhi di tutti e sotto gli occhi di tutti
è il risultato. Merito di Fonderia Cultart e del
Comune”.
Mangani affronta anche il capitolo Teatro Metastasio.
“Circa la rappresentazione ombelicale dello stato del nostro
Teatro Metastasio”, afferma l’assessore Mangani,
“se l’ex sindaco ci rimettesse finalmente piede,
potrebbe rendersi conto del fatto che il Ministero, nel 2015, ha
finanziato il MET come mai in passato, che l’attività
prosegue, che il Comune ha aderito a Fondazione Toscana Spettacolo
- rete di 70 teatri in Toscana - e che la triangolazione
Comune-Metastasio-Fondazione Toscana spettacolo chiude il cerchio
produzione-circuito. Non è un’idea geniale, è
stato sufficiente riflettere, decidere e poi aderire”.
Infine, un’annotazione di carattere generale.
“Noto con dispiacere”, chiosa Mangani, “che
l’ex indaco è ancora affezionato alla rappresentazione
di Prato nel fortino, da una parte Pistoia, dall’altra la
matrigna Firenze, noi dentro le mura e ‘tutto il mondo
fuori’. È un’impostazione che ha mostrato limiti
pesantissimi per cinque anni, è stata bocciata senza appello
alle ultime elezioni e, quel che più conta, è
bocciata ogni mattina dalle decine di migliaia di persone, imprese,
lavoratori e – visto il tema, lo aggiungo – spettatori
che si spostano nell’area metropolitana e che nell’area
metropolitana vivono. Difendere gli interessi della città
è sacrosanto ma fingere di essere una città-stato
è autolesionista perché frutto di un
abbaglio”.
Condividi su: