1° Maggio, Matteo Biffoni: "Non c'è comunità senza lavoro degno"
"Grazie a voi di essere qui, grazie ai sindacati nazionali e territoriali, e grazie a chi sta lavorando e ai volontari dell’organizzazione". Il sindaco di Prato Matteo Biffoni intervenendo alla manifestazione nazionale della festa dei lavoratori ha voluto innanzitutto ringraziare i sindacati e tutti coloro chehanno reso possibile la buona riuscita della manifestazione, volontari, forze dell'ordine, operatori.
"Chi interverrà dopo di me spiegherà perché appare doveroso alzare i toni sul tema della sicurezza sul lavoro: i numeri dei sinistri, anche mortali, dopo anni tornano preoccupantemente a crescere. E lo farà da una città che al lavoro è stata ed è profondamente legata e che per il lavoro ha nutrito e nutre un intenso rispetto: abbiamo lavorato, molto, abbiamo sofferto, molti hanno trovato qui un futuro agiato, ci siamo arricchiti e abbiamo affrontato le sfide del mondo che mutava e che qui –spesso - arrivava e arriva. Rispetto e cultura del lavoro che restano di fondo in ciascuno di noi, che segnano il nostro modo di essere anche davanti ai repentini cambiamenti dei mercati, alla crisi economica che ha trasformato sin dalla radice il mondo del lavoro artigiano, tipico del nostro territorio".
A Prato il lavoro è sempre stato pilastro fondamentale, ha ricordato il sindaco: "Produrre, creare, lavorare per i pratesi è da sempre parte fondamentale della propria storia e della propria vita, un legame che forse più che altrove ha visto e vede spesso intrecciarsi vita familiare e lavorativa. Il rispetto per il lavoro, dunque, dà forza a questa città nel difendere i diritti, nel pretendere sicurezza sui luoghi di lavoro, nel contrastare ogni forma di illegalità che minacci concorrenza leale e buona occupazione".
Un distretto quello pratese che è cambiato e ha conosciuto giorni drammatici: "Non si può eludere il punto. E’ innegabile che il 1° dicembre 2013, con il rogo del Teresa Moda e la morte di 7 operai, ha segnato il momento più drammatico del distretto pratese. Un evento doloroso e inaccettabile davanti al quale le istituzioni, però, si sono assunte le proprie responsabilità e hanno reagito concretamente, operando in sinergia a tutti i livelli, consapevoli che era ora di far recuperare quel rispetto per il lavoro anche laddove lo si stava quasi sistematicamente perdendo. Ed è grazie all’unità di intenti tra Regione Toscana, Comune di Prato, Cgil, Cisl, Uil, categorie economiche che Prato si è posta in prima fila per la lotta per la sicurezza sul lavoro, creando un modello che sta iniziando a dare frutti che ancora non ci possono soddisfare ma che segnano dei risultati concreti".
L'impegno di tutte le istituzioni, ha ricordato Biffoni, sta portando risultati importanti: "In tre anni grazie al protocollo lavoro sicuro sono state controllate oltre 8mila aziende (8257), elevate 13 milioni di multe, portando a una riduzione fortissima – più della metà- dei dormitori abusivi nelle aziende e a una riduzione del 70% delle carenze gravi sulla sicurezza. Tutto questo – lo voglio ribadire- non è sufficiente. Ce lo siamo detti, ne abbiamo discusso, anche animatamente, sempre con l’obiettivo comune di essere efficaci e rigorosi nelle nostre azioni.
E anche grazie all’aiuto della Prefettura e del ministero degli Interni è di questi giorni la sottoscrizione di un accordo tra istituzioni nazionali e locali, per rendere più efficaci i controlli concentrando l’attenzione sulla dignità del lavoro, la legalità della concorrenza, senza mai dimenticare la sicurezza".
"Mi rendo conto che per alcuni la città di Prato è stata rappresentata dal rogo di una fabbrica che ha intrappolato e ucciso 7 persone. Per me è un dolore, per quello che è accaduto e per quello che ne è conseguito - ha ribadito il sindaco -. Ma Prato ha trovato la forza di reagire a tutto ciò, è la città dove tutte le istituzioni con grande fermezza e costanza lavorano perché non si debba morire di lavoro, per non tradire quelle conquiste di diritti che a qualcuno sono costate la vita, è questa piazza gremita di donne e uomini che credono fermamente nel diritto a un lavoro sicuro e degno, come autorevolmente ci ha ricordato Papa Francesco parlando da quel pulpito sopra di noi: La sacralità di ogni essere umano richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno. Lavoro degno!
Molto è stato fatto ma molto ancora c’è da fare, perché ci sono ancora questioni da mettere a punto".
"Una cosa, però, non possiamo per certo permetterci: commettere l’errore di pensare che il problema della sicurezza sul lavoro riguardi solo una parte della nostra città - ha concluso Biffoni -. Riguarda tutti noi: 175 infortuni in due anni (55 nel tessile, 20 trasporti e logistica, 6 edilizia, 16 impiantistica), 6 morti soltanto lo scorso anno sono numeri ancora troppo alti. E per favore non chiamatele morti bianche, come ci ricorda Marco Rovelli che nel 2008 ha dedicato a questo tema un toccante libro reportage, Lavorare uccide".
"E allora l’impegno di tutti deve essere ancora più forte, perché non siano vane le morti di Fu e Zhao, i due operai cinesi che lavoravano in una civile abitazione, così come quella di Fabrizio, morto proprio un anno fa schiacciato da un muletto. O di Guerino, caduto dal tetto mentre stava lavorando come carpentiere. E di tutti coloro che in Toscana e nel resto d’Italia hanno lasciato le loro famiglie troppo presto, mentre erano semplicemente a lavorare.
Alla magistratura spetta trovare i colpevoli, alla politica trovare soluzioni. A tutti noi perciò spetta continuare a lavorare e a vigilare. Lo facciamo oggi, lo faremo sempre, perché non c’è comunità senza lavoro degno. Buon 1 maggio a tutti".
edr
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