Libri d'Italia 2019
Torna Libri d’Italia .Organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune di Prato insieme alla Provincia, in collaborazione con l’Associazione Kiwanis Club, curata dal giornalista Stefano Coppini, la rassegna è giunta all’invidiabile traguardo dell’edizione numero venticinque.
Gli appuntamenti in programma sono sei, quattro dei quali – 29 marzo, 19 aprile, 4 maggio, 24 maggio – ospitati come di consueto presso il Teatro Cicognini, uno – quello del 19 maggio – presso il Museo del Tessuto e quello conclusivo – il 12 giugno – presso la Corte delle Sculture.
La rassegna apre venerdì 29 marzo alle 21.15 con Enrico Palandri che presenta Verso L’Infinito . Duecento anni fa, nel 1819, Giacomo Leopardi scriveva L’Infinito: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle...” Aveva appena ventuno anni e difficilmente avrebbe immaginato che quella poesia era destinata a diventare uno dei testi più celebri della letteratura italiana di tutti i tempi. Oggi lo scrittore Enrico Palandri, insegnante a Venezia e a Londra, dove è Professor of Modern European Literature a UCL, dedica all’ Infinito di Giacomo Leopardi un agile saggio in cui si precisano gli ambiti biografici e filosofici in cui il ventunenne Leopardi concepisce questi versi. Il libro fa così emergere domande attualissime: cosa sia la politica, l’essere stranieri, il nostro senso di noi stessi, come ci condizionino i conflitti umani privati e pubblici, le profonde trasformazioni che discendono da un’amicizia. Perché Leopardi è emotivo, denso, sorprendente: per come sposta di continuo la prospettiva. Sulla siepe, sull’ermo colle, sul mare del naufragio, ma anche su noi stessi.
Venerdì 19 aprile alle 21.15 appuntamento con lo scrittore e collaboratore di quotidiani e riviste letterarie, Sandro Veronesi e il suo Cani d’estate , grido d’allarme su quanto sta accadendo oggi, ma anche testimonianza, senso di una lotta che oggi coinvolge migliaia di persone. «A scatenare i latrati sono le parole – due, per la precisione – che potevano benissimo essere evitate e che tuttavia vengono pronunciate: la parola “pacchia” e la parola “crociera”», scrive Sandro Veronesi. «Questo libro nasce da una ferita. Quasi tutti i libri nascono da una ferita, ma di solito si tratta di una ferita intima, personale: questa invece è una ferita collettiva, inferta da un ristretto numero di persone a un gran numero di persone. Questo libro è anche un ritorno». Il dibattito portato avanti da Veronesi a partire dalla vicenda delle navi Aquarius e Diciotti e dalla chiusura dei porti come unica soluzione al fenomeno delle migrazioni, invita alla difesa dei fondamentali diritti dell’uomo e della politica dell’accoglienza e della solidarietà.
La rassegna prosegue sabato 4 maggio alle 17 insieme a Stefano Zurlo con il libro Quattro colpi per Togliatti . Era il 14 luglio del 1948, e il Paese usciva dalle macerie del conflitto mondiale, quando un giovane di 25 anni cerca di uccidere Palmiro Togliatti, capo del Partito comunista. Antonio Pallante, autore dell’attentato oggi ultranovantenne ma ancora lucidissimo, racconta per la prima volta la sua storia: dai quattro anni in seminario a quel colpo di pistola che nel ‘43 interruppe le linee telefoniche fra Roma e Tripoli, fra il Duce e la Libia, e lo mandò quasi sotto processo, dalla carriera da giornalista per «L’Uomo Qualunque» agli scontri violenti con i militanti comunisti siciliani mentre nell’isola sbarcavano gli Alleati. Fino a quel giorno di luglio, quando i colpi della Hopkins & Allen comprata al mercato nero di Catania feriscono il Migliore. Il carcere, il processo, gli anni della detenzione, la libertà e la vecchiaia: una pagina di storia che per magia torna, o potrebbe tornare attualità. Cronaca. Dà le vertigini, come un meteorite precipitato dal cielo.
Inviato del quotidiano Il Giornale, Stefano Zurlo ha seguito l'inchiesta Mani pulite e molte altre, unitamente a processi di cronaca nera, da Cogne a Garlasco. Insegna giornalismo alla Link University di Roma.
Domenica 19 maggio alle ore 17 al Museo del Tessuto Stefano Coppini intervista Cristina Cattaneo, professore ordinario di Medicina legale presso l’Università di Milano e direttore del LABANOF, Laboratorio di antropologia e odontologia forense, col suo libro Naufraghi senza volto - Dare un nome alle vittime del Mediterraneo . Il corpo di un ragazzo con in tasca un sacchetto di terra del suo paese, l’Eritrea; quello di un altro, proveniente dal Ghana, con addosso una tessera di donatore di sangue e una della biblioteca pubblica del suo villaggio; i resti di un bambino che vestono ancora un giubbotto la cui cucitura interna cela la pagella scolastica scritta in arabo e in francese. Sono i corpi delle vittime del Mediterraneo, morti su barconi fatiscenti nel tentativo di arrivare nel nostro Paese, che raccontano di come si può “morire di speranza”. A molte di queste vittime è stata negata anche l’identità. Questo libro racconta, attraverso il vissuto di un medico legale, il tentativo di dare un nome a queste vittime dimenticate da tutti, e come questi corpi, più eloquenti dei vivi, testimonino la violenza e la disperazione del nostro tempo.
Venerdì 24 maggio alle 21.15 Massimiliano Ossini presenta Kalipé - Lo spirito della montagna.
Da un lato, i primi passi di una professione sotto i riflettori, la felice scoperta della televisione. Dall’altro, l’abbraccio dolce e severo della montagna, la fatica del sentiero, la magia della vetta. In mezzo, un ragazzino, innamorato dei campi e assetato di ossigeno, che si trasforma in un uomo alla perenne ricerca di senso. Ripercorrendo i passaggi cruciali della sua vita, Massimiliano Ossini incontra l’amore e l’amicizia, le gioie della famiglia e il miracolo della paternità, una carriera di successo, ma soprattutto il dialogo intimo e profondo con se stesso, fatto di piccoli gesti, grandi incontri, continue scelte di libertà. E ogni volta che, lasciato il caos della città, inizia a salire in montagna, tra gli orizzonti e le rocce trova il silenzio, un maestro impagabile che gli insegna a capirsi e a leggere dentro di sé. Perché la sfida più grande è svuotarsi del superfluo per tornare all’essenziale, cadere nei crepacci e imparare ad uscirne, mettendosi continuamente in gioco.
La rassegna si chiude mercoledì 12 giugno alle 21.15 con Dacia Maraini alla Corte delle Sculture, che presenta Corpo felice . A più di quarant’anni dai versi che hanno disegnato i contorni di un cambiamento possibile – “Libere infine di essere noi / intere, forti, sicure, donne senza paura” – Dacia Maraini, autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre venti paesi, riavvolge il filo di una storia tempestosa, quella al femminile, attraverso le parole di una madre a un figlio perduto, il suo, che cammina verso la maturità pur abitando solo nei ricordi. È così che l’immaginazione si fa più vera della realtà, come accade per tutte le donne che popolano i suoi libri – Marianna, Colomba, Isolina, Teresa – e sono arrivate a noi con le loro voci e i loro corpi. Corpi che non hanno mai smesso di cercare la felicità, pieni di vita o disperati per la sua assenza, amati o violati quasi sempre dagli altri, gli uomini. Ed è proprio a loro che parlano queste pagine. Agli occhi di un bambino maschio non ancora uomo. Per ricordare a lui e a tutti noi, sul filo sottile ma resistente della memoria, che solo quando l’amore arriva a illuminare le nostre vite, quello tra i sessi non sarà più uno scontro ma l’incontro capace di cambiare le regole del gioco.
Tutti gli incontri sono a ingresso libero.
Per maggiori informazioni: Servizio Cultura del Comune di Prato 0574 1835021- 5152
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