Prato e Latronico, la storia che unisce e si rinsalda nel segno dell'amicizia
Quella che doveva essere una punizione si è trasformata in una storia di umanità, amicizia e accoglienza che lega ancora oggi due città, Prato e Latronico. L'anello di congiunzione è Rolando Nannicini, classe 1911, tessitore pratese, mandato al confino a Latronico, in Basilicata, dalla Commissione provinciale fascista nel 1940 perchè comunista e avversario del regime. A distanza di quasi 80 anni stamani un'ampia rappresentanza della cittadina lucana è stata ospite nel Salone consiliare del Comune di Prato, accolta dal sindaco, dalla presidente del Consiglio, dall'assessore ai Patti di Gemellaggio e amicizia e dai figli di Rolando, scomparso nel 1989, Marcello e Fiorella. L'incontro segue quello avvenuto a febbraio in Basilicata. A guidare la delegazione latronichese c'erano il sindaco Fausto De Maria e il Comandante della Polizia Municipale Egidio Giordano, che hanno illustrato e consegnato all'Amministrazione pratese la documentazione raccolta sulla vita di Rolando Nannicini a Latronico dal 1940 al 1942: fogli ingialliti e foto in bianco e nero che raccontano la povertà e la durezza dell'esilio, ma anche il sentimento di condivisione che è nato da quella situazione, al punto che Rolando venne salvato dalla deportazione nei campi di concentramento grazie alle autorità e ai cittadini di Latronico che lo fecero credere moribondo, salvandogli la vita. Rolando non dimenticò la loro generosità: dopo la guerra ritornò a Prato e aprì dal nulla un'azienda tessile, impiegando per riconoscenza tanti latronichesi in difficoltà. Fu l’inizio dell’emigrazione di tanti abitanti del paese che oggi conta ben 2000 residenti nel capoluogo laniero. L'Amministrazione comunale ha donato una pergamena ricordo al sindaco Fausto De Maria come segno di riconoscenza per l'amicizia e il legame che il popolo di Latronico ha dimostrato a Rolando Nannicini, e una seconda pergamena alla famiglia dell'uomo per aver gettato le basi dell'amicizia tra Prato e Latronico. Da qui l'impegno che la giunta pratese si è assunta di conservare la documentazione sul periodo di confino di Nannicini in Basilicata al Museo della deportazione e della Resistenza di Figline per approfondire la storia dei tantissimi pratesi antifascisti che vennero condannati al confino durante il Ventennio. Visibilmente commosso il figlio di Nannicini, Marcello: «Ringrazio e abbraccio tutta la comunità di Latronico per quel che hanno donato a mio padre: hanno saputo trasformare l'amarezza della condanna a vivere lontano dalla propria terra non in tolleranza, ma in una lezione di umanità e integrazione, anche sullo sfondo della dittatura e della miseria. Una situazione che ci fa riflettere su quanto avviene oggi, in cui tanti immigrati non trovano accoglienza ma solo sfruttamento e rifiuto».
cb
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