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Comune di Prato

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22/02/2020 15:57
Consiglio Comunale Stamani il Consiglio comunale straordinario sul "Sistema Prato"

Un fronte comune d'intervento contro l'illegalità e lo sfruttamento lavorativo

Il rapporto sulla criminalità organizzata in Toscana indica Prato come capitale per i reati di riciclaggio in Italia. Approvato l'OdG di maggioranza e M5S contro caporalato e sfruttamento

E' Prato la città italiana con il maggior numero di segnalazioni e denunce per riciclaggio di denaro sporco, 10 volte superiore alla media nazionale, è la prima in Toscana per numero di aziende confiscate  e la terza per numero complessivo di beni confiscati. Sono questi i principali dati emersi nella presentazione del Terzo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana realizzato dalla Scuola Normale di Pisa per la Regione Toscana, con cui si è aperto il Consiglio comunale straordinario convocato sul tema "Sistema Prato - Illegalità diffusa in città in materia di diritti dei lavoratori e concorrenza. Ad illustrare lo studio, realizzato nel 2018, è stato il professor Salvatore Sberna in Politica comparata delle mafie della Scuola Normale Superiore di Pisa. Sono inoltre intervenuti l'assessore regionale alla Sicurezza, il responsabile regionale del Piano Straordinario per il Lavoro Sicuro della Regione Toscana Renzo Berti, il procuratore della Repubblica di Prato Giuseppe Nicolosi, la direttrice provinciale di Inps Prato Lucia Ferri, il presidente di Rete Imprese Italia Mauro Lassi anche per Confindustria Toscana Nord, il presidente di Palazzo delle Professioni di Prato Alessandro Pieraccini, il presidente dell'Ordine dei Consulenti del lavoro Alessandro Bensi, il segretario generale Cgil Prato Lorenzo Pancini in rappresentanza di tutte le sigle sindacali, Enrico Fabbri del Polo Universitario Città di Prato e i rappresentanti di Inail e Direzione Territoriale del Lavoro.

Come è emerso dallo studio del professor Sberna, anzichè colonizzare, le mafie preferiscono esternalizzare a gruppi autoctoni o mimetizzarsi. Vogliono ‘fare impresa’ mettendosi "al servizio" dell'economia locale in un tessuto già vulnerabile dal punto di vista del rispetto delle regole e della legalità - anche prima della crisi economica -  e la strada più battuta per mettersi al servizio del mercato è attraverso l’esercizio abusivo del credito, l’erogazione di servizi illeciti che portano a reati tributari ed economici o ancora proponendo attività illegali nei campi dell’intermediazione del lavoro e del ciclo dei rifiuti. Da qui la creazione di quella zona grigia che si nutre di elusione e in cui le comunità straniere ad elevata marginalizzazione sono più vulnerabili rispetto a forme più tradizionali di controllo territoriale. Un "grigio Prato", come ha evidenziato Sberna, che abbraccia la gestione dei capannoni, che gli imprenditori cinesi acquistano o affittano da italiani per instaurarvi le loro attività, il ricorso a prestazioni professionali e l'utilizzazione da parte delle imprese italiane del tessile di filiere di produzione cinesi illegali, sia nella cessione di parte dell'attività imprenditoriale sia nell’utilizzazione di prodotti e filati contraffatti o illegalmente importati. Da questo punto di vista, come ha detto il procuratore di Prato Nicolosi, sarebbe necessaria una scelta etica da parte del consumatore che decida di non acquistare un capo d'abbigliamento prodotto a pochi centesimi di euro perchè chiaramente realizzato attraverso lo sfruttamento della manodopera, clandestina o meno. Proprio il caporalato è adesso al centro dell'azione della Procura pratese, a salvaguardia della dignità umana, ma è fondamentale la collaborazione delle vittime di oppressione e l'uscita dall'omerta. Quella repressiva dei reati però, come ha detto Nicolosi, non può essere l'unica risposta ad un problema che è diventato sistema. Per questo, come hanno evidenziato gli interventi dell'assessore regionale Bugli e di Renzo Berti, è necessaria la diffusione della cultura della legalità nelle aziende. Questo è l'obiettivo del Piano lavoro sicuro della Regione Toscana, illustrato da Berti in aula, giunto alla sua terza fase: sono oltre 13mila le imprese controllate in cinque anni di controlli del Piano, dal settembre 2014 al 31 ottobre 2019, con un ritmo di 160 aziende al mese, e quasi 17 milioni di euro incassati dalle sanzioni per le irregolarità riscontrate. I numeri confermano che le irregolarità sono diminuite e che si sono fatte meno gravi rispetto all’inizio. E’ il segnale che qualcosa è cambiato dopo cinque anni dall’avvio di controlli straordinari dei 74 ispettori del Nucleo per verificare la sicurezza nei luoghi di lavoro. L'assessore regionale alla presidenza ha evidenziato che si fanno controlli mirati, verifiche anche dal punto di vista amministrativo sul rispetto delle norme della sicurezza. e che i risultati sono buoni, ma da consolidare anche facendo nascere una consapevolezza e una cultura di quanto sia importante per la sopravvivenza e la lunga vita di una azienda, consolidare i principi e i criteri di legalità nella vita aziendale.

Il sindaco ha poi evidenziato che proprio da Prato è partita nel 2016 la prima indagine in Toscana sul caporalato nelle vigne del Chianti, perchè una delle vittime si era rivolta ai Servizi sociali della città e poi ai sindacati. Secondo il sindaco è necessario che lo Stato rafforzi gli organici degli enti di controllo per "aprire i portoni delle aziende ed entrare a verificare i problemi esistenti prima che incancreniscano, perchè a livello locale stiamo facendo già molto di più di molte altre realtà anche più grandi". Questo anche a fronte dei dati diffusi dallo studio della Normale di Pisa, che stimano in 51 mesi il periodo che intercorre tra l'iscrizione di un'impresa nel registro e i controlli dell'Agenzia delle Entrate in caso di inadempimento dei pagamenti e in 25 mesi quelli dell'Inps. Secondo Biffoni lo Stato non può ignorare che soldi sporchi oggetto di attività illecite e sfruttamento vengano portati all'estero attraverso sistemi bancari con regole più flessibili e poi reintrodotti in Italia come risorse pulite con cui attaccare aziende sane del territorio. 

La seduta del Consiglio straordinario si è conclusa con la votazione della mozione presentata dai Gruppi Consiliari Spada sindaco, Lega Salvini premier, Fratelli d'Italia e Garnier sindaco a sostegno della lotta al Sistema Prato (respinta con 7 voti favorevoli e 17 contrari) e l'approvazione dell'Ordine del giorno presentato dai gruppi consiliari di maggioranza e dal Movimento 5 Stelle in merito al contrasto dello sfruttamento lavorativo nel distretto tessile (approvata con 17 voti favorevoli e 7 contrari): l'atto impegna sindaco e giunta, a dotare la magistratura inquirente, le Forze dell'ordine e gli organismi giudiziari a rendere effettivo l'articolo 603 bis del Codice Penale sul caporalato - che punisce anche chi se ne avvale - e a promuovere la proposta avanzata dalla Cgil che le 26 abitazioni recentemente confiscate alle mafie sul territorio provinciale siano messe a disposizione dei lavoratori vitteme di sfruttamento e che le 26 aziende confiscate siano luogo dove poter dar loro un lavoro dignitoso.

cb

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