"Marzo 1944", stamani la commemorazione dello sciopero generale e della deportazione di tanti operai pratesi
Si è svolta stamani, in piazza Santa Maria delle Carceri, la cerimonia commemorativa “Marzo 1944”, organizzata dal Comune di Prato in collaborazione con l'Associazione Nazionale Ex Deportati e il Museo della Deportazione e Resistenza di Prato, in ricordo dello sciopero generale di 76 anni fa, in seguito al quale 133 operai pratesi vennero rastrellati per le strade e nelle fabbriche dalle truppe naziste e fasciste e vennero imprigionati nel Castello dell'Imperatore, da dove furono deportati verso i campi di lavoro di Mathausen ed Ebensee. Dei 133 pratesi solo in 18 fecero ritorno.
Erano presenti i sindaci e i Gonfaloni dei Comuni dell'area e della Provincia di Prato, Anpi (associazione nazionale Partigiani d'Italia), Aned (Associazione Nazionale ex Deportati), il Museo della Deportazione e della Resistenza di Figline, le associazioni combattentistiche e d'arma e l'associazione nazionale Combattenti e Reduci. La cerimonia è limitata alla deposizione della corona di alloro alla lapide commemorativa nel rispetto del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo, che impone l’obbligo, nelle manifestazioni che prevedono affollamento di persone, di mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro.
L'Amministrazione comunale ha voluto ugualmente ricordare il 7 marzo 1944 con la deposizione di una corona di alloro ai piedi della lapide, posta sotto le mura del Castello dell’Imperatore a ricordo di quegli eventi, da parte del sindaco Matteo Biffoni, della vicepresidente della provincia Paola Tassi, Daniele Colbertaldo della Prefettura e Giancarlo Biagini, presidente di Aned Prato.
«Oggi ricordiamo un evento che ha segnato profondamente la storia di Prato, che ha spezzato vite e famiglie per quello che oggi è un diritto, per aver scioperato e detto no ad un regime autoritario e liberticida - ha detto il sindaco Matteo Biffoni - In molti si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, catturati per strada e caricati a forza su quel treno che dalla stazione di Santa Maria Novella portava nei campi di prigionia e lavoro: una tragedia che va oltre la guerra, che annulla la dignità dell'uomo. Questo per noi sarà sempre memoria e deve essere il territorio comune di tutti, un limite che nessuno deve oltrepassare, al di là delle diverse opinioni e del confronto politico, la condanna deve essere unanime».
cb
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