Giornata della Memoria 2021, "senza memoria non c'è presente, nè futuro"
Senza memoria non c'è presente, nè futuro. Con questo messaggio si è aperto oggi il Consiglio comunale straordinario in seduta congiunta promosso per la Giornata della Memoria dai Comuni di Prato e Montemurlo insieme agli altri Comuni della Provincia, alla Fondazione CDSE Centro di Documentazione Storico-Etnografica e alla Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e della Resistenza di Figline in rappresentanza degli enti e delle associazioni aderenti Anpi, Aned e Comunità ebraica, con la partecipazione del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e la consigliera regionale Ilaria Bugetti. Nel contesto dell'emergenza sanitaria ancora in corso la seduta è stata trasmessa in diretta streaming sul sito web del Comune. «Anche con le limitazioni imposte dal Covid 19 non rinunciamo al dovere di non dimenticare e di raccontare quel che è stato ai più giovani - dice il sindaco Matteo Biffoni - Per questo è necessaria una giornata come quella di oggi. La discussione e il confronto politico sono giusti, ma ci deve essere un terreno comune e la condanna ferma di quello che è successo deve essere indiscutibile. Quello che ci unisce nonostante le differenze è il patrimonio della memoria, quello deve essere il terreno dei valori della democrazia, da cui non si può prescindere».
Il confronto è stato aperto dalla presidente del Consiglio comunale di Montemurlo Federica Palanghi e dal vicepresidente del Consiglio pratese Giacomo Sbolgi, partendo dalla deportazione, una tragedia che ha pesantemente colpito anche il nostro territorio in seguito agli scioperi del 7 marzo 1944 - la Toscana ebbe comunque il primato dei deportati politici - con la cattura da parte delle truppe fasciste e naziste di centinaia di operai spediti nei campi di lavoro tedeschi. Arrivarono a Mathausen, Ebensee ed altri campi l'11 marzo 1944. Tornarono a casa in pochissimi.
All'epoca, come ha spiegato Lisa Ciardi del Museo della Deportazione di Figline, Prato aveva un indice di industrializzazione triplo rispetto alla media nazionale e contava poco meno di un centinaio di grandi aziende in cui lavoravano 5.500 addetti. Intorno a questo nucleo vi era un vivace mondo fatto di associazionismo e organizzazioni che portavano avanti idee progressiste e di coscienza di classe.
Alla seduta ha partecipato anche Aurora Castellani, presidente del Museo della Deportazione e della Resistenza, che ha sottolineato che il Museo ha simbolicamente riaperto i battenti proprio oggi, facendo registrare il tutto esaurito.
cb
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