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Comune di Prato

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01/12/2021 15:40
sindaco Biffoni Lavoro Rinnovato stamani il Protocollo d'intesa tra Comune, Regione, Procura, Satis e Centro Interuniversitario

La lotta allo sfruttamento lavorativo e la tutela delle vittime affiancherà il Piano per il lavoro sicuro

L'obiettivo è creare una rete di intervento attraverso lo Sportello antisfruttamento del Comune a cui le vittime possono rivolgersi. Il sindaco Biffoni: "Prato come laboratorio di un modello che può diventare nazionale"

Oggi nel giorno dell'ottavo anniversario della tragedia del Teresa Moda, il 1° dicembre 2013, è stato rinnovato  nell'Auditorium del Centro per l'Arte Contemporanea Pecci il " Protocollo d'intesa in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di sfruttamento lavorativo e di tutela delle vittime" - il primo è del 2018 -  che integra il Piano Lavoro Sicuro rinnovato alla fine dell'anno scorso fino al 31 dicembre 2023 e finanziato dalla Regione Toscana con 1,5 milioni di euro. A firmare l'intesa sono stati il Comune, la Regione Toscana, la Procura della Repubblica di Prato, il Sistema Antitratta Satis, il Centro di ricerca Interuniversitario L'Altro Diritto e i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

L'incontro, moderato dall'assessore ai Diritti di Cittadinanza Simone Mangani, è stato aperto con la lettura del messaggio del Ministro del Lavoro Andrea Orlando, impossibilitato a prendere parte all'incontro per precedenti impegni istutuzionali, che ha fatto sapere di appoggiare gli obiettivi del rinnovo dell'intesa per colpire alla radice i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento. Sull' impegno della Regione Toscana nella prevenzione e lotta allo sfruttamento del lavoro sono intervenuti Stefano Ciuoffo, assessore all’immigrazione e alla sicurezza della Regione Toscana, Serena Spinelli, assessore alle iniziative per il welfare della Regione Toscana, Alessandra Nardini, assessore all’istruzione, formazione professionale, università, ricerca e impiego della Regione Toscana e Ilaria Bugetti, presidente della seconda Commissione del Consiglio Regionale Toscana.

Sono poi ntervenuti Giuseppe Nicolosi, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Lorenzo Gestri, sostituto Procuratore della Procura di Prato, Renzo Berti, direttore Dipartimento Prevenzione Azienda USL Toscana Centro, i sindacati CGIL, CISL e UIL con intervento unitario, Alessandro Campani, Coordinatore del progetto S.A.T.I.S. (Sistema Antitratta Toscano Interventi Sociali), Emilio Santoro, Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca L’altro diritto.

Il punto di partenza è stato il rogo del Teresa Moda nel cuore del Macrolotto il 1° dicembre 2013, in cui morirono 7 operai cinesi, cinque uomini e due donne, che lavoravano e vivevano nel capannone fianco a fianco con le taglia e cuci: in 8 anni si sono susseguite quattro fasi corrispondenti ai Patti firmati dalle Istituzioni locali per contrastare in maniera netta e decisa l'illegalità che non garantiva ai lavoratori i diritti più elementari e che creava economia sommersa, lavoro nero e forme di sfruttamento e vera e propria schiavitù con turni di 14 ore di lavoro senza giorni di riposo.   Nelle 4 Fasi del Piano Lavoro Sicuro sono state controllate 9.500 aziende a Prato con un incasso dalle sanzioni elevate per diverse irregolarità pari ad oltre 20.166.000 euro, che in pratica ha ripagato l'investimento fatto dalla Regione soprattutto per l'impiego degli Ispettori e dei mediatori linguistici.  "Quella del Teresa Moda è stata la più grave tragedia della storia del lavoro a Prato - ha affermato il sindaco Matteo Biffoni - Le persone che sono morte lì sono diventate un simbolo della necessità di cambiare lo stato delle cose e nel corso degli anni abbiamo deciso di controllare in modo costante la commistione tra luogo di lavoro e di vita, con tutti i rischi del caso. Adesso i numeri ci danno ragione, il fenomeno si è molto ridotto da allora grazie al lavoro della Procura e delle Istituzioni locali, e quindi l'attenzione si sposta su un altro tema che ci preoccupa, che è quello dello sfruttamento di chi è in situazione di fragilità. L'idea è di mettere in piedi una rete che aiuti queste persone, un sistema a cui loro possano rivolgersi, con al centro lo sportello antisfruttamento istituito all'assessorato all'Immigrazione che prenda in carico chi decide di denunciare, creando un percorso per  uscire dallo sfruttamento, la Procura colpirà gli sfruttatori e i sindacati daranno indicazioni importanti sulle situazioni da monitorare come prezioso presidio del territorio e del mondo del lavoro. E' una rete che può diventare un modello nazionale". Il sistema toscano S.A.T.I.S. fornisce personale qualificato per svolgere presso lo sportello colloqui di identificazione per le ipotetiche vittime di sfruttamento lavorativo, fornendo in caso di bisogno mediatori linguistico-culturali qualificati.

Il procuratore Giuseppe Nicolosi ha sottolineato la necessità di coinvolgere l'imprenditoria cinese, con cui è prioritario avviare un confronto e una collaborazione finora assenti. Il sostituto procuratore Lorenzo Gestri, a capo del pool che si occupa di caporalato e sfruttamento lavorativo, ha analizzato l'efficacia degli strumenti normativi che si sono susseguiti negli anni fino a quello attuale, frutto della riforma del 2016, e ha sottolineato che è grazie ai protocolli siglati in questi anni che sono emerse notizie di reato e quindi indagini perché finché la vittima si sente debole non denuncia. Il trend è crescente e quindi il fenomeno affiora. Nello specifico (i dati sono aggiornati al luglio del 2021), i procedimenti a carico di noti sono stati 6 nel 2017, 13 nel 2018, 15 nel 2019, 25 nel 2020. Per 27 c'è stata l'archiviazione, per 12 è stata esercitata l'azione penale e per i restanti 20 sono in corso le indagini.
Piede sull'acceleratore per contrastare lo sfruttamento lavorativo ma senza allentare sui controlli nelle aziende cinesi per garantirne la sicurezza. Da settembre 2014 a oggi il progetto Lavoro sicuro, rinnovato a fine 2020 ed entrato nella Fase 4, ha portato evidenti risultati sul fronte dell'eliminazione dei dormitori e delle cucine in azienda con un trend di regolarità passato dal 20% a oltre il 50%.  

cb

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