PIF, Pino Maniaci e Don Andrea Bigalli al Consiglio comunale dei ragazzi a conclusione di Novantadue
Sono ancora vive nella memoria di PIF, allora adolescente, le immagini di guerra dell'attentato di mafia di via D'Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: un boato che ha scosso Palermo, macerie, morte. O l'assassinio del Generale Dalla Chiesa, la prima volta in cui si rese conto, anche se era solo un bambino, che la mafia era il male. Sono alcune delle testimonianze emerse stamani durante la seduta del Consiglio comunale dei ragazzi, evento conclusivo della rassegna ' Novantadue', in cui sono intervenuti il conduttore e autore televisivo nonché regista e attore PIF, il giornalista palermitano Pino Maniaci e il referente di Libera Toscana Don Andrea Bigalli.
Alla seduta erano presenti il presidente del Consiglio comunale Gabriele Alberti, l'assessore alla Pubblica istruzione Ilaria Santi e l'assessore alla Cultura Simone Mangani. I giovanissimi consiglieri rappresentano le scuole secondarie di primo grado della città e l'incontro è stato seguito anche dalle classi seconde e terze degli stessi istituti direttamente dalle loro aule.
La rassegna, organizzata dall'assessorato alla Cultura del Comune e da Officina Giovani, ha preso avvio sabato 5 marzo, con l'inaugurazione dell'installazione La spirale della vita in piazza delle Carceri, e ha visto la sua conclusione con questo appuntamento durante il Consiglio comunale dei ragazzi. La scelta non è casuale perché, oltre a essere una rassegna voluta per ricordare il trentennale degli avvenimenti che hanno cambiato il volto del nostro Paese, l'intento è stato quello di raccontare ai più piccoli questi tragici avvenimenti che non hanno vissuto ma che condizionano tutt'ora il tessuto sociale.
L'appuntamento odierno è stato un'occasione importante di
discussione e riflessione sulla mafia di allora, con riferimento in
particolare ai tragici avvenimenti accaduti nel 1992, ma anche
sulla mafia di oggi. Pif, Pino Maniaci e Don Andrea Bigalli
affrontano ogni giorno il tema con coraggio e determinazione e
hanno offerto ai ragazzi dei contributi sostanziosi che hanno
stimolato un'intensa partecipazione.
Le domande sono state infatti numerose e spaziavano dal
perché è così difficile parlare di mafia al
come poter agire concretamente per evitarla, dal ruolo che
può avere la scuola nel raccontare il passato e far
comprendere l'importanza della lotta all'illegalità a come
vivono la loro quotidianità a seguito delle loro prese di
pozione nette.
PIF è intervenuto spiegando: "Noi con la mafia non dobbiamo conviverci, ma dobbiamo sconfiggerla. Lo Stato non sono solo le istituzioni, ma siamo anche noi che dobbiamo prendere delle posizioni anche nelle piccole cose, come nel rispetto delle regole - per poi proseguire con un riferimento forte all'incontro stesso - Anche il parlare di mafia oggi è quello che la mafia non vuole, ma le riflessioni che usciranno da qui oggi dovranno essere applicate nella vita di tutti i giorni per contrastarla".
Durante gli avvenimenti del 1992 PIF era un adolescente e ha raccontato di essersi trovato a un chilometro di distanza dalla strage di via d'Amelio. Ha rammentato di aver sentito un forte boato che ha scosso tutta la città di Palermo, ma quello non è stato il primo momento in cui ha conosciuto la mafia e capito cosa fosse in grado di fare perché nella terra in cui era nato era radicata proprio nella cultura e ne ha sempre sentito parlare.
La giornata odierna ha mostrato tre generazioni diverse a confronto: i ragazzi del Consiglio comunale che non erano ancora nati nel 1992 e vivono del racconto, PIF che ha vissuto quei giorni da adolescente e Pino Maniaci e Don Andrea Bigalli che erano già adulti e consapevoli.
Pino Maniaci ha raccontato la sua percezione degli avvenimenti del 1992: "La mafia quella volta ha perso perché la gente ha iniziato a ribellarsi. Quelle stragi hanno fatto sì che la Sicilia si svegliasse", per poi spiegare il modo in cui lui ha deciso di impegnarsi nella lotta alle mafia: "Oggi è il mio compleanno, ma io ho fatto una scelta nella vita e questa è evidente in questo momento: parlare ai ragazzi di mafia per cercare di fargli comprendere cos'è. Io voglio lasciare questa terra dando un futuro migliore ai miei figli e ai miei nipoti".
Don Andrea Bigalli viene dal contesto toscano, diverso da quello palermitano di PIF e Pino Maniaci in cui sono avvenute le stragi del 1992; una caratteristica fatta presente ai ragazzi del Consiglio comunale, spiegando come la mafia sia presente in ogni luogo. "Prendono nomi diversi, ma sono ovunque su tutto il territorio perché c'è un mentalità di fondo che le accumuna: andare contro il benessere di tutti per il benessere di pochi. Con il funerale di Falcone ricordo che piansi, ma tirai anche un pugno sul tavolo: commozione e ribellione. Lavoravo già nell'ambito dei diritti umani e della cura delle persone, ma è stato fisiologico l'approdo a Libera".
Non sono mancati i riferimenti a Giuseppe Di Matteo, rapito
all'età di dodici anni, la stessa dei ragazzi presenti nel
Salone consiliare, strangolato e sciolto nell'acido da esponenti
mafiosi nel tentativo di impedire che il padre, Santino Di
Matteo, collaboratore di giustizia ed ex-mafioso,
collaborasse con gli investigatori. Come non sono mancati i
riferimenti alla bomba in via dei Georgofili, nei pressi della
Galleria degli Uffizi, che è costata la vita a cinque
persone e ha tentato di distruggere uno dei più famosi musei
del mondo, colpendo la cultura nazionale.
mp
Condividi su: