Il Comune di Prato al fianco di imprese e famiglie contro il caro energia che minaccia il distretto produttivo
Fare squadra e costruire una rete con imprese, associazioni di categoria e sociali per trovare le soluzioni ad una situazione che minaccia la sopravvivenza del distretto a causa del caro energia e dello spettro di una nuova possibile recessione. E' questo l'obiettivo che oggi è emerso nell'incontro promosso dal Comune nella sede di Prisma (Prato Industrial Smart Accelerator) di via Galcianese per analizzare l'impatto sul territorio pratese del costo dell'energia e le prospettive dei prossimi mesi: erano presenti il sindaco, l'assessore alle Attività Produttive, Paolo Abati, direttore generale Estra e i rappresentanti di Camera di Commercio, Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, CNA, Cgil, Cisl, Uil. Le categorie economiche e sociali della città hanno espresso la propria preoccupazione per la situazione sia per le famiglie, che per le imprese, con rincari rispetto al 2021 che superano il 100% e sforano l'incidenza del 55% sul fatturato. Una situazione che rischia di spazzare via il patrimonio produttivo, economico, storico e anche sociale pratese ed europeo. Come hanno sottolineato il sindaco e l'assessore alle Attività Produttive, il lavoro per contenere i costi energetici e variare le fonti di approvigionamento con una svolta green non è cominciato ora, ma già dall'autunno scorso, per fronteggiare i problemi lasciati dalla pandemia. Fin da domani il lavoro sarà impostato su due livelli: uno di breve periodo per affrontare l'emergenza e rafforzare le richieste di intervento fatte da associazioni di categoria e sindacati a Regione e Governo, l'altro di medio termine a partire da gennaio 2023 per garantire la possibilità alle imprese di raggiungere l'efficientamento energetico degli edifici per abbassare i consumi di energia, attingendo ad esempio già dai 10 milioni del Governo per il tessile, per cui venerdì 16 settembre sarà firmato il Protocollo d'intesa in Palazzo comunale.
Come ha spiegato il direttore di Estra Paolo Abati, il fortissimo aumento dei costi del gas non è dovuto solo alla guerra in Ucraina e all'embargo che che ne è scaturito, ma soprattutto ad un'ampia azione speculativa avviata molto prima dello scoppio del conflitto, già all'indomani della fine della pandemia Covid: in un'altalena di prezzi che ha gettato alle ortiche i normali meccanismo di domanda e offerta, il costo del gas è passato dal minimo di 0,15 euro al metro cubo fino a 3,20 euro a cavallo tra novembre e dicembre 2021 per poi riscendere a 0,75 e poi risalire di nuovo vertiginosamente dopo l'inizio della guerra, nel febbraio 2022 e arrivare nell'agosto scorso di nuovo a 3,20 euro. A questo si aggiunge una forte instabilità del mercato, che mette ancora più in difficoltà la capacità di risposta del distretto pratese, il lavoro e la liquidità. Secondo Abati su questo fronte la soluzione è adottare un tetto al prezzo del gas, per limitare le speculazioni, e ampliare il sistema delle garanzie pubbliche alle imprese, come già fatto da Germania e Francia ad esempio, per andare incontro al problema della liquidità e a quello dell'affidabilità delle nostre imprese sul mercato.
cb
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