Sindaco e presidente Gida a lavoro col ministero per il riuso dell'acqua
Passi avanti nell'interlocuzione con il ministero alla Transizione ecologica per utilizzare l'acqua di riciclo: martedì scorso il sindaco di Prato e il presidente di Gida Alessandro Brogi hanno incontrato i funzionari del ministero responsabili del settore per rendere quanto prima operative le richieste partite dal distretto pratese sull'utilizzo dell'acqua depurata. Lo scorso luglio, in piena emergenza idrica, il sindaco aveva scritto al ministero per segnalare l'esigenza di avere risposte certe che permettessero a Prato di utilizzare tutti i 10 milioni di metri cubi annui che Gida recupera. Di questi, infatti, a oggi ne vengono reimpiegati soltanto 3,5 milioni per le lavorazioni industriali, mentre con le autorizzazioni ministeriali sarebbe possibile farlo anche per altri scopi come lavaggio strade o irrigazione.
Due le richieste avanzate al ministero, che ha espresso massimo interesse e disponibilità a una fattiva collaborazione. La prima è di prevedere un sistema di incentivi o sgravi fiscali a favore di quei soggetti che utilizzano l'acqua di riciclo, un comportamento virtuoso che permette di migliorare l'impatto ambientale e soprattutto di ridurre il consumo di un bene sempre più prezioso. Gli incentivi consentirebbero di aumentare la domanda, spingendo quindi a investimenti per migliorare la qualità dell'acqua di riuso rendendola adatta ai diversi scopi. La realtà pratese, dove la depurazione delle acque e il loro parziale riutilizzo è già in essere da decenni, è un caso unico a livello nazionale e per questo di chiaro interesse per il ministero che, partendo da questa esperienza, può diffondere anche ad altre realtà un modello virtuoso di economia circolare. Oltre al distretto tessile l'utilizzo dell'acqua potrebbe essere una risposta anche per il vicino distretto florovivaistico pistoiese, oltre che per altre realtà.
La seconda richiesta riguarda l'individuazione di limiti e condizioni per utilizzare l'acqua di riciclo. Una richiesta avanzata da Gida alla Regione Toscana già dal 2018, per poter ottenere dalla Regione stessa o dal Ministero l'indicazione della modalità di intervento per un'autorizzazione di utilizzo per diversi fini delle acque di quello che è il più grande acquedotto industriale d'Italia e d'Europa. Il sistema di depurazione di Gida, infatti, ha oggi raggiunto livelli tali per cui, ogni anno, si potrebbero recuperare appunto fino a 10 milioni di metri cubi d'acqua ma è necessaria un'autorizzazione per un riutilizzo per fini diversi da quelli industriali.
Su entrambi i fronti l'impegno è di creare ulteriori singergie sia con gli altri Comuni italiani, tramite Anci, sia con le categorie economiche nazionali, consapevoli che un intervento anche legislativo per incentivare l'utilizzo di acqua di recupero sia oggi non più procrastinabile.
edr
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