"Il Cantiere" realizza il sogno di avere una piazza pubblica
Ha finalmente una piazza pubblica il paese nato dentro una città, stretto tra la ferrovia e il Bisenzio, con un nome che dice già tutto della sua origine: Cantiere. E' stata davvero una festa di paese allegra e partecipata stamani l'inaugurazione dei due container verdi del progetto Riversibility posti lungo la pista ciclabile Fausto Coppi e via Ferrari a che saranno gestiti dalle associazioni Ex Cantiere e Materia che hanno stretto un patto di collaborazione con l'Amministrazione comunale: il primo container è una sala polivalente per eventi di vario tipo e l'altro è ad uso ripostiglio e deposito per le associazioni. All'esterno inoltre è stata realizzata un’area di sosta, per un momento di relax all’ombra degli alberi, con panchine, un fontanello per l'acqua potabile e stalli per le biciclette. Un sogno che si avvera per tutti gli abitanti di questa "periferia centrale", ma soprattutto per Remo Cavaciocchi, il "sindaco" del Cantiere, a cui il sindaco di Prato Matteo Biffoni ha consegnato una pergamena per i suoi 90 anni recentemente compiuti, molti dei quali spesi per il proprio quartiere. E poi il taglio del nastro insieme ad Alberto Biancalani di Ex Cantiere e Mosè Risaliti di Materia, l'assessora alla Città Curata Cristina Sanzò e Don Carlo Geraci, parroco della chiesa Santa Maria della Pietà, che ha benedetto l'area: "Quella del Cantiere è una comunità straordinaria, di cui essere fieri - ha detto il sindaco Biffoni - una comunità che è stata capace di unirsi ed affrontare i problemi che si presentavano, dalla proprietà dei terreni, all'asfaltatura, alla rete del gas e poi la nascita di un'area pubblica di aggregazione, che ora è realtà".
Il nome deriva dal fatto che la sua origine deriva da un insediamento di baracche destinato agli operai che lavorarono alla realizzazione della Linea Direttissima per Bologna nel primo dopoguerra. Negli anni le costruzioni precarie si sono trasformate in case in muratura, dove abitavano alcuni operai del cantiere della Direttissima che si erano sposati a Prato oppure molti immigrati che dalla regioni del Sud erano arrivati a Prato negli anni ’60. Era dunque un insediamento abusivo in cui tutte le costruzioni sono sorte sui terreni demaniali delle Ferrovie dello Stato, una sorta di "fortino" chiuso a due passi dal centro a cui tuttora ere si accede solo attraverso due stretti sottopassi ferroviari, unici accessi alla lingua di terra tra le due linee ferroviarie e la sponda del fiume. Negli anni, dopo una lunga battaglia degli abitanti e con il supporto del Comune l'origine abusiva è stata sanata e le famiglie hanno acquisito la proprietà delle case e dell'area.
cb
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