A Prato la decima edizione del Festival Sabir 2024 tra mostre, proiezioni di film e convegni sull'immigrazione
Questa mattina nella Sala Giunta di Palazzo comunale si è tenuta la presentazione della decima edizione del Festival Sabir 2024, Festival diffuso delle culture mediterranee, che per la prima volta si svolgerà a Prato dal 18 al 20 aprile.
Erano presenti il sincaco Matteo Biffoni, l'assessore ai Diritti di Cittadinanza Simone Mangani, il responsabile nazionale del settore immigrazione di Arci Filippo Miraglia, la presidente di Arci Ilaria Testa, il vicepresidente provinciale di Acli Federico Barni e collegati online c'erano i rappresentanti di Cgil, Unire, Caritas e Collettiva, organizzatori della manifestazione.
Il festival sarà organizzato in tre giornate con oltre 30 incontri, 4 mostre, 4 presentazioni di libri, 3 concerti, 2 proiezioni di film e oltre 80 relatori che interverranno per confrontarsi sul tema dell'immigrazione. Il luogo di riferimento per lo svolgimento degli eventi è Officina Giovani, ma ce ne saranno altri al Cinema Terminale, a Palazzo Pretorio e alla biblioteca Lazzerini. Gli incontri avranno carattere di formazione grazie alla presenza di operatori sociali e ai giornalisti dell'Associazione Carta di Roma che hanno collaborato alla realizzazione del festival, ma è soprattutto un'iniziativa culturale con l'obiettivo di rendere più reale l'idea generale e diffusa sul tema dell'immigrazione. Come ha detto Filippo Miraglia di Arci, "attraverso le iniziative si cercherà di restituire ai migranti l'umanità che gli è stata tolta".
Il festival Sabir, il cui significato deriva dalla lingua franca parlata dai marinai all'inizio del '900 nel Mediterraneo, arrivato alla sua decima edizione, nasce a Lampedusa nel 2014, esattamente un anno dopo la tragedia del naufragio del 3 ottobre 2013 dove persero la vita oltre 350 migranti. Le precedenti edizioni si sono svolte in città di confine come Siracusa, Matera, Lecce e Triste, questa volta invece è stata scelta Prato, che nonostante non sia geograficamente un punto di confine, è una città multietnica con il 24% di cittadini stranieri presenti e che da molto tempo lavora per creare un ambiente socialmente e lavorativamente inclusivo. "I circoli della nostra città - hanno affermato Federico Barni e Ilaria Testa - sono un esempio di momenti di incontro culturale e di contaminazione che possono portare a confronti positivi e inclusivi ma anche ad una riflessione personale".
"Voglio ringraziare tutti gli organizzatori, ma in particolare Filippo Miraglia che rappresenta il cuore pulsante di Sabir- ha detto il sindaco Matteo Biffoni - che è un festival straordinario e un momento di formazione culturale per tutto il Paese. Sabir è un momento di confronto importante per il tema dell'immigrazione e dopo aver partecipato a diverse edizioni del Festival mi sono sentito di proporre Prato come luogo di svolgimento. E' vero, non è una città di confine, ma è un luogo multietnico dove convivono tante nazionalità diverse. In questa edizione verrà affrontato il tema del diritto del lavoro e dello sfruttamento dei lavoratori e con Sabir raggiunge un livello di confronto che credo nessun altro momento culturale riesca a raggiungere. Sabir sarà un momento di costruzione e un valore aggiunto per la nostra città. Ringrazio gli uffici Immigrazione e Cultura che hanno contribuito a rendere tutto questo possibile."
"Sabir è un festival itinerante che ha visitato diverse città italiane e arriva a Prato grazie al Comune di Prato e alla volontà di Arci, Acli, Caritas e tutti i partner del festival . - ha detto l'assessore Simone Mangani - Grazie alla composizione della nostra città e alle sperimentazioni politiche di accoglienza e inclusione con la collaborazione degli enti locali, del terzo settore e del volontariato, Sabir viene per lasciare il segno in un contesto ampio che caratterizza tutti i Paesi che si affacciano sul mare nostrum".
"A Prato si parlerà prevalentemente del lavoro legato all'immigrazione, - afferma Filippo Miraglia - oggi gran parte delle persone di origine straniera che vivono nel nostro Paese sono venute per cercare lavoro e l'hanno trovato. Vivono integrati e inclusi nella nostra società anche se hanno sempre più difficoltà a causa dei continui cambiamenti delle regolamentazioni sull'immigrazione. Abbiamo iniziato nel 2014 e siamo arrivati alla nostra decima edizione con un percorso itinerante in tutta Italia. E' necessario ricostruire un linguaggio del Mediterraneo e abbiamo pensato che la società civile e le comunità locali abbiano la responsabilità di ricostruire un linguaggio comune per non arrendersi al fatto che il Mediterraneo sia un mare di frontiera. Ogni anno abbiamo un'enorme partecipazione, speriamo quindi di replicare grandi numeri anche a Prato."
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