03/06/2025 19:57
Il Tavolo del distretto incontra la commissione e il Parlamento europeo, Bugetti: “Possiamo essere un modello per l’ecosostenibilità tessile"
Sei proposte per migliorare la normativa in essere e quella in arrivo. A rischio 1500 imprese e 10mila posti di lavoro.
Prima la Commissione, poi il Parlamento. E’ iniziata con
questi due importantissimi incontri, oggi pomeriggio, 3 giugno, la
trasferta a Bruxelles del Tavolo del distretto con il preciso
obiettivo di incidere sulle normative europee e italiane che
andranno a regolare l’economia circolare tessile per
garantirne la compatibilità con le specificità del
territorio e le esigenze delle imprese locali. Comune di Prato,
Categorie economiche e sociali - riunite nel Tavolo del distretto -
hanno incontrato Paulina Dejmek Hack, capo gabinetto della
Commissaria Jessika Roswall. Successivamente, guidati dagli
europarlamentari Dario Nardella del Pd e Francesco Torselli di
Fratelli d’Italia, il gruppo pratese ha incontrato una
delegazione del Parlamento europeo per presentare sei proposte
concrete. Presenti anche il Museo del Tessuto, il Pin, Alia Servizi
ambientali (progetto Hub riciclo tessile) e
Tecnotessile.“Siamo qui con una sola voce per raccontarvi
cosa è stata, cosa è e cosa vorrà essere
Prato. - ha affermato la sindaca Ilaria Bugetti, affiancata
dall’assessora alle Attività produttive e
coordinatrice del Tavolo del distretto Benedetta Squittieri -
Abbiamo capacità, professionalità e tradizione per
essere un modello per le politiche europee nel campo della
sostenibilità tessile”.Dario Nardella parla di
progetto pilota: “Come annunciato, oggi a Bruxelles ho
incontrato, insieme all’europarlamentare Torselli, i
principali attori del distretto tessile di Prato, dal mondo delle
imprese al mondo del lavoro alle istituzioni. Il primo incontro si
è sviluppato in un confronto aperto con gli esponenti della
Commissione DG GROW e della rappresentanza italiana al Consiglio
europeo per condividere gli obiettivi di una realtà unica in
Europa per complessità e innovazione. Il distretto tessile
di Prato, infatti, rappresenta un progetto pilota capace di
coniugare la competitività delle piccole imprese con
l'innovazione nel settore dei tessuti, guardando con grande
attenzione all’ambiente: per questo si tratta di un nuovo
ecosistema che va promosso e difeso. Il secondo appuntamento della
giornata è stato l'incontro con la capo di gabinetto della
commissaria Roswall, Paulina Dejmek Hack, che ci ha permesso di
mettere un altro mattone sulla costruzione di un percorso che deve
portare le imprese pratesi nel cuore dell'impegno europeo
attraverso strumenti, semplificazione delle regole e finanziamenti
dedicati”.Per Francesco Torselli “Oggi abbiamo segnato
una tappa importantissima sulla strada della tutela del comparto
tessile pratese: per la prima volta il distretto nella sua
interezza ha avuto la possibilità di confrontarsi con il
gabinetto del Commissario Europeo competente e di rappresentarle
come le direttive e i regolamenti che sulla carta incentivano e
promuovono la circolarità dell’economia, rischiano di
avere su Prato l’effetto diametralmente opposto. Ho insistito
molto per avere questo appuntamento perché Epr, End of
Waste, sono direttive che se applicate nella maniera sbagliata
possono mettere in ginocchio il comparto tessile pratese, un
comparto che di economia circolare e di riciclo tessile ne parlava
già nel XIX secolo. Dal gabinetto del Commissario abbiamo
avuto rassicurazioni importanti, ma soprattutto la sensazione che
Prato abbia finalmente fatto sentire la propria voce nel palazzo
del governo europeo”.I numeri in gioco sono impressionanti e
preoccupanti: secondo i dati elaborati da Confindustria Toscana
Nord, rischiano di chiudere 1.500 imprese con la perdita di 10.000
posti di lavoro. Il settore artigiano sarebbe il più
colpito, ma gli effetti si sentirebbero lungo tutta la filiera
produttiva. Non è solo una questione economica: anche
l'ambiente subirebbe danni enormi se venisse compromesso un sistema
di riciclo che funziona da secoli.“E’ stato un momento
molto importante per ribadire la centralità che Prato
riveste nel sistema del fashion mondiale. - ha dichiarato Francesco
Marini, presidente della Sezione moda di Confindustria Toscana Nord
- Normative adeguate alla nostra specificità significano
crescita e sostenibilità per il nostro territorio e per le
nostre aziende. Abbiamo visto grande interessa da parte dei
rappresentanti europei e questo ci spinge ad andare avanti con
studi e approfondimenti per dimostrare ancora di più che
Prato può fare scuola per una sostenibilità
produttiva reale”.Moreno Vignolini, presidente di
Confartigianato moda, ribadisce che “Prato ha tutte le
caratteristiche per dare all’Europa la soluzione di cui ha
bisogno nel campo dell’economia circolare tessile. Il lavoro
che stiamo portando avanti tutti insieme ne è ulteriore
dimostrazione”.Per Cna - rappresentata da Claudio Bettazzi e
da Luca Benedetti, rispettivamente presidente Cna Toscana Centro e
presidente del settore Moda “esprime piena soddisfazione per
gli incontri che ha avuto il tavolo di distretto a Bruxelles
Un’occasione preziosa che permette di far conoscere le
peculiarità della nostra filiera tessile, ma soprattutto far
comprendere che è necessario preservare
l’integrità delle competenze dell’intera filiera
avendo come obiettivo principale sostenibilità e
competitività dell’Intero sistema”.Presente
anche la Cisl Firenze Prato: “Era fondamentale esserci oggi,
perché crediamo che un punto di forza del distretto sia
proprio la condivisone del progetto, la pari dignità e
responsabilità nel costruire una comunità coesa. -
afferma il segretario Fabio Franchi - Un approccio partecipativo
consente di definire priorità comuni con una voce univoca
per le esigenze del distretto tessile presso le istituzioni
regionali, nazionali e europee. Viviamo un tempo di importanti e
veloci transizioni e tutto ciò deve deve farci comprendere
quanto sia fondamentale costruire il nostro domani”.La
materia è molto tecnica e complessa, ma fondamentale per il
futuro del distretto. Le sei proposte presentate a Bruxelles
toccano tutti gli aspetti cruciali della nuova normativa europea.
Sul regolamento Ecodesign, Prato chiede equilibrio tra
durabilità e circolarità, senza penalizzare i
materiali riciclati, e il riconoscimento dello standard
internazionale Grs(Global Recycled Standard). Un punto critico
riguarda la responsabilità estesa del produttore: le piccole
e medie imprese pratesi producono semilavorati come filati e
tessuti, non prodotti finiti; quindi, non rientrano nella
definizione attuale di "produttore". É proprio a monte della
filiera che si concentrano le competenze, le tecnologie e gli
investimenti fondamentali per la sostenibilità.Il distretto
chiede quindi di poter partecipare alla governance dei consorzi, di
differenziare i contributi tra prodotti riciclati e non, di
garantire trasparenza e finanziamenti per ricerca e sviluppo. Sul
passaporto digitale dei prodotti, va bene tracciare
sostenibilità e impatto ambientale, ma senza gravare
eccessivamente sulle PMI, includendo informazioni come il paese di
lavorazione e l'importo del contributo ambientale.Particolarmente
delicata è la questione dell'End of waste tessile, che
definisce quando un rifiuto smette di essere tale e diventa materia
prima. Prato, forte della sua esperienza centenaria, chiede che il
recupero avvenga il più vicino possibile alla selezione
iniziale, evitando burocrazia eccessiva per le micro-imprese
specializzate. È considerata critica l'interpretazione
dell'istituto tecnico europeo che vorrebbe considerare rifiuto il
materiale tessile fino a quando non viene riportato meccanicamente
allo stato di fibra.Tra le proposte più concrete c'è
la riduzione dell'Iva al 5% sui prodotti realizzati con materiali
riciclati certificati, per incentivare l'acquisto di prodotti
rigenerati. Questa misura dovrebbe essere accompagnata da maggiori
acquisti verdi della pubblica amministrazione. Infine, sul
regolamento Reach per la gestione delle sostanze chimiche, le
restrizioni devono considerare il ciclo di vita del materiale
tessile riciclato, perché un'applicazione indifferenziata
delle regole rischia di bloccare il riciclo meccanico, soprattutto
per i materiali post-consumo.Queste proposte non chiedono
privilegi, ma il riconoscimento di competenze e specificità
territoriali che rappresentano un valore aggiunto per l'intera
economia circolare europea. L'obiettivo è conciliare
sostenibilità ambientale e sostenibilità economica,
garantendo che l'innovazione non cancelli la storia industriale di
un territorio che ha fatto del riciclo la sua vocazione naturale.
eb
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